La musica, i tatuaggi, il Centro Sociale: chi era Giacomo Gobbato, il 26enne accoltellato a Mestre. «È morto perché non s’è girato dall’altra parte»

Nel pomeriggio il sit organizzato dal Centro Rivolta per ricordare il giovane ucciso per difendere un’amica da una rapina

Amante della street art e della musica, ma soprattutto un «fratello generoso» come lo ricorda il Centro Sociale Rivolta di Mestre che frequentava. Tutto questo e molto altro era Giacomo Gobbato per chi lo conosceva. Il 26enne è morto ieri, 20 settembre, all’ospedale dell’Angelo dopo essere stato accoltellato mentre difendeva un’amica da una rapina. Le forze dell’ordine hanno fermato un 30enne di origine moldava, su cui ora pende l’accusa di omicidio. Il Centro Sociale Rivolta ha convocato per le 17 di oggi un sit in per ricordare Gobbato e il suo impegno: «Giacomo è morto perché non si è girato dall’altra parte, non ha fatto finta che tutto andasse bene perché era un fratello generoso che quotidianamente lottava contro le ingiustizie, per un mondo più giusto e senza discriminazioni».


Le passioni di Gobbato

Il giovane era figlio di un imprenditore jesolano. Fin da piccolo aveva mostrato una spiccata passione per l’arte in tutte le sue forme: da quelle grafiche alla musica. Si era diplomato al liceo artistico coltivando negli anni la passione per il disegno e per i tatuaggi. E per sé aveva scelto proprio la carriera da tatuatore, tanto che nell’ultimo periodo lavorava in un noto studio a Vicenza. Ma nella vita di Gobbato c’era anche spazio per l’attività di musicista: questa sera avrebbe dovuto suonare insieme alla sua band, i Four Sound.


L’attivismo

Gobbato collaborava anche col Centro Sociale Rivolta, impegnato in battaglie di sinistra. Il collettivo è stato il primo a diffondere tra gli ambienti veneziani la notizia dell’avvenuta morte del 26enne. All’annuncio, il Centro aveva chiesto anche di non sfruttare la notizia per diffondere odio tra la comunità: «Ora diciamo solo che esigiamo di non essere usat3 da chi semina odio. C’è un colpevole. È una persona, una singola. Non importa dove sia nato o di che colore abbia la pelle. E tutto questo succede in una città abbandonata da anni a se stessa. Non accettiamo strumentalizzazioni. E non le accettiamo per Giacomo che sarà sempre con tutt3 noi e per Sebastiano che è con il cuore a pezzi».

Il cordoglio di Brugnaro: «Non ci sono parole»

Anche il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro si è voluto unire al cordoglio per la morte del giovane: «A nome mio e di tutta la città, esprimo le più sentite condoglianze ai familiari e agli amici di Giacomo Gobbato, che ieri notte ha perso la vita tentando generosamente di sventare una rapina. Questo è il momento del cordoglio e del dolore». Il primo cittadino ha anche aggiunto: «Ci sarà tempo per esperire la mia amarezza e le mie convinzioni».

Il sit in

Il Centro Sociale Rivolta ha annunciato con un post sui social l’organizzazione di un sit in oggi 21 settembre alle 17 in Corso del Popolo, dove è avvenuta l’aggressione. Un modo per onorare la memoria dell’amico: «“Compagni persi mai scordati, altri appena nati, li sento addosso sulla pelle come tatuaggi”. Jack sarai sempre con noi. Giacomo è morto perché non si è girato dall’altra parte, non ha fatto finta che tutto andasse bene perché era un fratello generoso che quotidianamente lottava contro le ingiustizie, per un mondo più giusto e senza discriminazioni. È così che vogliamo ricordarlo, nelle sue e nelle nostre lotte, e per questo invitiamo tutt3 a vederci e stare insieme oggi pomeriggio alle 17:00 in Corso del Popolo 80, all’altezza del liceo Guggenheim».

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