Whisky e Marlboro per 20, la droga per tre: Gino Paoli ha 90 anni. «Per arrivarci ci vuole c…»
Gino Paoli compie 90 anni lunedì 23 settembre. E oggi in un’intervista a Repubblica spiega che per arrivare a questa età bisogna avere una sola cosa: «Un gran culo». Paoli lo ha spiegato durante un convegno di primari di geriatria: «Va bene: lo avete voluto voi. Per 20 anni, ogni giorno, un litro di whisky e 2 pacchetti di Marlboro rosse. Droga: 3 anni. A tavola, sempre e solo quello che mi andava. Mai fatto sport, lo odio. Per arrivare a questa età – ho concluso ci vuole una sola cosa: del gran culo. E tutti in piedi ad applaudire». Anche se forse un segreto c’è: il sonno. «Da sempre 12 ore filate». Ma niente medicine. Anche se adesso è passato alle sigarette elettroniche: «Altrimenti mia moglie Paola se ne va di casa. Ma vuoi mettere, il sapore?».
«Sono una persona provvisoria»
Intanto legge e continua a scrivere: «Sei canzoni nel cassetto». Ma è cosciente della fatuità della vita: «Sono una persona provvisoria, non so cosa farò domani. Non mi importa nemmeno se ci sarà, un domani. È questo il segreto?». Rimpianti non ne ha: «Ma no, rifarei tutto. Gli errori, in particolare. Sono quelli che mi hanno permesso di crescere. Non migliori, se fai solo cose giuste. Ho chiesto scusa tante volte. La vita, bisogna mangiarla tutta. Un rimorso: ero indifferente al dolore che ho provocato in amore. Quali donne? Non lo dico, tanto lo sapete già. Però sono rimasto amico di chi ho amato: ci sarò sempre, per loro». Le canzoni? Mica tante: «È passato quasi un secolo ( ride ). La più bella? Il cielo in una stanza: finalmente qualcuno ha raccontato dell’amore in maniera fisica. Ero un pittore, solo nel 1959 mi sono messo a cantare e scrivere seriamente. Un anno dopo – febbraio – esce La Gatta : 80 copie, vendute a parenti e amici».
Mai diplomato
E ancora: «In estate, i juke-box degli stabilimenti balneari non suonavano altro. Un giorno, dal balcone della casa di Boccadasse – quella della vecchia soffitta vicino al mare – sento il garzone di un fornaio che fischietta il motivo: forse comincia a piacere, ho pensato». Anche se non si è mai diplomato: «Bocciato due volte alla maturità, prima scientifica e poi classica. Fregato dalla matematica. Ma chiacchieravo con gli amici. Perché ai miei tempi eravamo perduti, spaesati, il mondo non rispondeva ai nostri sogni: così parlavamo, parlavamo, parlavamo. Oggi subisci tanti condizionamenti che non hai più idee. Né parole. Nanni Ricordi ci voleva diversi: i produttori attuali sono un filtro, omologano, vogliono cose che funzionino».
Gli schiaffi a Ornella Vanoni
Di Ornella Vanoni ricorda la voce straordinaria: Ma andava usata nella maniera giusta. Non poteva cantare da soprano i pezzi sulla malavita. Mi ha preso come produttore. Volevo tirar fuori l’Altra Ornella, più intimista. E ho dovuto prenderla a schiaffi». Specifica che erano «schiaffi veri: “Non ce la faccio!”, mi supplicava. E io: “Fai come ti dico!”. È sbocciata». Ha cinque nipoti: «E 4 figli, non so perché me ne attribuiscano un quinto. Due con Paola, uno con Anna, la mia prima moglie; e da Stefania ( Sandrelli, ndr) ho avuto Amanda, che sta per compiere 60 anni: è terrorizzata, poverina, perchè l’aspetto è ancora giovanissimo».
Il proiettile nel cuore
Infine parla del proiettile nel cuore, risultato di un tentato suicidio: «Prima però in aeroporto suonava, ora passo i controlli e nessun rumore: si deve essere spostato, incapsulato meglio. Quando ho fatto quella cosa idiota, mio padre mi ha portato da uno specialista: operiamo. Oppure? Se lo tiene: ma se il proiettile si muove, lei muore nel giro di 10 minuti. Faccia l’amore con moderazione, Non beva e non fumi. Sia prudente. Ciao. Ho fatto sesso la notte stessa, in ospedale. La vita è una questione di culo».
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