Israele colpisce ancora in Libano e a Gaza. L’Iran minaccia vendetta: «Cancelleremo il regime sionista»

Cento obiettivi colpiti nel Paese dei Cedri, annuncia l’Idf. E Hezbollah risponde ancora con decine di razzi

Ancora scambi di missili e razzi tra Israele e Libano. Poco dopo le 13 ora locale, l’esercito israeliano (Idf) ha annunciato di aver attaccato con l’aviazione oltre 100 obiettivi in Libano. Tra questi, complessi di lancio e «infrastrutture terroristiche». In particolare quelle concentrate lungo il corso del fiume Litani, il più lungo del Libano, vicino alla cittadina meridionale di Khardali. Per ora non sono disponibili ulteriori informazioni su danni ed eventuali vittime del massiccio attacco israeliano. Il fronte del conflitto armato, negli ultimi giorni, si è spostato però verso nord. Soprattutto dopo il doppio attacco – a cercapersone e walkie talkie – che ha colpito al cuore Hezbollah. E con l’uccisione nella giornata di ieri di un comandante in primo piano del gruppo libanese, in un raid su Beirut che avrebbe fatto nel complesso 37 morti.


La risposta di Hezbollah

Pochi minuti dopo, è lo stesso Idf a dar conto della risposta dell’organizzazione paramilitare sciita. Dal sud del Libano, riferisce il Times of Israel, sarebbe partita una raffica di circa 25 razzi verso il nord di Israele. Alcuni avrebbero raggiunto il loro obiettivo: secondo le forze dell’ordine ci sarebbero stati danni ad alcuni edifici, scatenando incendi. Al momento non ci sono notizie di feriti. L’esercito israeliano, che si aspettava una reazione rapida da parte di Hezbollah, aveva ordinato a tutti i residenti della città settentrionale di Safed – così come di altre comunità nel nord di Israele – di rimanere nelle vicinanze dei rifugi antiaerei. I vigili del fuoco starebbero operando in tre zone, vicino alla foresta di Ein Zeitim e a Beit Hillel. Hezbollah avrebbe inoltre rivendicato il lancio di «una salva di razzi Katyusha» razzi contro due caserme israeliane.

Raid su Gaza

L’Idf non ha abbandonato nel frattempo le operazioni nella Striscia di Gaza. Nella mattinata di sabato 21 settembre, un raid aereo ha colpito la ex scuola al-Zeitoun, a Gaza City. Il governo di Hamas ha denunciato un «terribile massacro»: sarebbero almeno 22 i morti – 13 dei quali bambini – e 30 feriti. Tel Aviv sostiene che l’edificio non era più utilizzato come istituto scolastico, ma ospitava un centro per i miliziani di Hamas. Da questa postazione Hamas avrebbe attaccato ripetutamente il territorio israeliano.

Le minacce dell’Iran

Il rischio di escalation rimane più vivo che mai. La Guida suprema dell’Iran Ali Khamenei ha sventolato la nuova minaccia questa mattina. «Se le nazioni islamiche usano il loro potere interiore, il regime sionista verrà rimosso dal posto che si trova nel cuore della comunità islamica. L’unità tra i musulmani creerà un potere che non solo può eliminare il regime sionista, ma porrà anche fine all’influenza e all’interferenza degli Usa nella regione». Khamenei ha pertanto invitato gli Stati musulmani a tagliare qualsiasi legame economico con Israele. «Se i due miliardi di musulmani in tutto il mondo si uniranno, saranno più potenti di qualsiasi potenza nel mondo di oggi», ha aggiunto citato dall’Irna. E Ai microfoni della stampa a New York, dove sta per aprirsi la 79esima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, gli ha fatto eco il ministro degli Esteri di Teheran Abbas Araghchi: «Non riuscirete a raggiungere il vostro obiettivo di escalation delle tensioni e di espansione della guerra in tutta la, ma riceverete una risposta decisa per i vostri crimini». Secondo l’Iran, le ultime azioni militari dell’Idf dimostrano che Israele è «disperato, intrappolato in un vicolo cieco pericoloso, che sta cercando di trascinare l’intera regione con sé nella palude».

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