Festival di Open, il futuro dell’Ucraina. Dall’azzardo di Kursk al ruolo della nuova Ue, cosa può succedere ora – I video
Quali scenari apre l’incursione azzardata dell’esercito ucraino a Kursk? È ancora possibile arrivare a un cessate il fuoco? E ancora: si sta davvero facendo tutto il possibile per aprire un vero negoziato di pace? È a partire da queste domande che si è aperto il confronto al Festival di Open, in corso a Parma dal 20 al 22 settembre, tra Nona Mikhelidze, ricercatrice dell’Istituto affari internazionali (Iai), e Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana Pace e Disarmo, intervistati sul palco dal giornalista di Open Simone Disegni.
L’azzardo di Kursk
Tra le prime questioni affrontate c’è l’incursione dell’esercito ucraino a Kursk, in Russia. Una mossa attraverso cui Kiev vuole con ogni probabilità alzare il prezzo di un futuro negoziato, ma che ha anche colto di sorpresa i governi occidentali. «Quell’operazione aveva obiettivi più politici che militari. Il fine ultimo era mostrare all’Occidente che gli ucraini sono in grado di condurre offensive di successo», spiega Mikhelidze. Una riflessione condivisa anche da Francesco Vignarca, che però avverte: «Bisogna valutare non solo la strategia, ma anche la sofferenza delle popolazioni. Tra i ventenni e i trentenni ucraini le nostre organizzazioni hanno riscontrato una situazione di stanchezza devastante».
L’ipotesi di un cessate il fuoco
Mikhelidze e Vignarca si sono confrontati anche sull’ipotesi di un cessate il fuoco in Ucraina. La ricercatrice dello Iai non esclude che si possa arrivare a un accordo, ma crede anche che bisognerebbe lavorare affinché Vladimir Putin «non usi quel lasso di tempo per rilanciare la guerra tra cinque o sei anni». Se questo accadesse, aggiunge Mikhelidze, assisteremmo a una replica di quanto avvenuto nel 2014 in seguito all’invasione della Crimea. Anche perché è in quell’anno, non nel febbraio 2022, «che è iniziata la guerra in Ucraina». Quest’ultima considerazione viene condivisa anche da Vignarca, che aggiunge un ulteriore elemento di riflessione: «Se siamo d’accordo che la guerra è iniziata nel 2014 allora dovremmo fare un po’ di autocritica. Perché l’Italia ha continuato a fare affari con Putin?». E a proposito dell’ipotesi di un cessate il fuoco in Ucraina, il coordinatore della Rete pace e disarmo aggiunge: «Un accordo del genere va visto non come il risultato finale, ma come un primo passo per cercare di rimediare a tutte le devastazioni che la guerra ha portato».
Il futuro dell’Ucraina è nell’Ue?
Il sostegno senza esitazioni all’Ucraina sembra essere uno dei principali punti di continuità tra il primo e il secondo mandato di Ursula von der Leyen, che la scorsa settimana ha presentato i candidati commissari della prossima Commissione europea. A prendere il posto di Josep Borrell come alto rappresentante Ue per la politica estera sarà l’ex premier estone Kaja Kallas. «Borrell si è fatto conoscere come rappresentante Ue molto netto, che spingeva per il sostegno militare dell’Ucraina. Credo che Kallas continuerà su quella scia», sostiene Mikhelidze. Il prossimo quinquennio Ue potrebbe portare con sé anche un’altra grossa novità, vale a dire l’allargamento verso est dell’Unione. «Io credo nel progetto europeo anche se ultimamente lo vedo un po’ troppo armato», premette Vignarca. «Mi auguro – aggiunge – che il processo di allargamento sia un percorso di democrazia e cittadinanza, non solo una strategia geopolitica».
In copertina, da sinistra: Simone Disegni (Open), Nona Mikhelidze (Iai), Francesco Vignarca (Rete Pace e Disarmo)
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