Stefania Battistini e Simone Traini premiati al Festival di Open: «Raccontiamo le guerre insieme da vent’anni. Anche se la Russia ci cerca non siamo noi la notizia» – I video
È con l’assegnazione del primo premio Open a Stefania Battistini e Simone Traini che si conclude la seconda edizione del Festival di Open. I due giornalisti premiati da Enrico Mentana domenica pomeriggio sono ricercati in Russia per essere entrati nel Paese durante la realizzazione di un reportage sulla controffensiva ucraina in territorio russo, nella regione di Kursk. I due seguono il conflitto sul campo da anni: «Avevamo preventivato di finire nella lista nera. Sapevamo che il giornalismo embedded, assieme alle truppe, ha delle limitazioni. La Russia ha portato giornalisti embedded quando ha invaso l’Ucraina, ma non è possibile fare il contrario».
«Vogliono toglierci la nostra parte di verità»
«La cosa che non mi ha mai abbandonato è l’immensa umanità che ti investe quando sei lì. Noi siamo sempre stati in mezzo alla strada e alle trincee. Lì incontri veramente la ricchezza delle persone», racconta Battistini sul palco. La giornalista originaria di Parma è consapevole che nonostante possa vedere il combattimento da vicino quella di fronte ai suoi occhi è comunque «solo una parte di verità, ma questa non deve venir meno». «Questa è una guerra di aggressione, ma capisco che si debba vedere anche l’altro lato». Pur viaggiando con i soldati ucraini i due giornalisti sono riusciti ad incontrare cittadini russi. «I soldati ucraini sono gentili con noi», si sente dire a una giovane. «Questa è la differenza tra noi e loro», commenta nel reportage un soldato ucraino.
«Lavoriamo insieme da 20 anni. Siamo diventati molto amici»
Le immagini dei servizi realizzati dai due giornalisti Rai hanno lasciato ammutolito in ammirazione il pubblico di Piazza Garibaldi, esplosa in un fragoroso applauso quando i due sono saliti sul palco. Intervistati dall’editore di Open, Enrico Mentana, i reporter hanno ripercorso il loro rapporto professionale senza celare un’evidente emozione. «Lavoriamo insieme da 20 anni. Siamo diventati molto amici», ha raccontato Traini. «Con Stefania vai, lei non si ferma e tu vai. È come un cane, quando apri la portiera lei scappa, non sai dove va e la devi inseguire. In quel momento non hai paura. Capisci di voler lavorare sempre insieme quando hai la stessa sensibilità nel seguire gli eventi, nel parlare alle persone», ha aggiunto il fotoreporter.
«Noi non siamo la notizia, la guerra non diventi normalità»
Vent’anni segnati dall’inclusione nella lista dei ricercati di Mosca. Se Battistini e Traini mettessero piede in Russia verrebbero arrestati. «Canali Telegram legati all’FSB iniziavano a paventare che ci ricercassero», ha ricostruito Battistini pensando al momento in cui ha appreso che di lì a breve sarebbe entrata nella lista nera di Mosca. «Abbiamo subito chiesto di rientrare a Kiev. Appena la notizia è diventata ufficiale, ci hanno assegnato la scorta, ma non vogliamo diventare la notizia, precisa Battistini». Infatti, «per gli Ucraini questa è già la normalità», conclude la reporter. «Ma per noi il rischio è abituarci che agli ucraini vada sempre così. Che loro cedano un pezzo di terreno, qualche migliaio di case e noi paghiamo di meno il gas. Questo è il vero rischio: che non riusciamo a immedesimarci».
Le motivazioni del premio di Open a Stefania Battistini e Simone Traini
I due «hanno compiuto un lavoro superbo» osservando nel vivo «un conflitto terribile, e quasi mai illuminato nel profondo nonostante l’informazione non stop dei social e dei media» è la motivazione con cui la redazione di Open ha deciso di premiare i due giornalisti. Il servizio sulla controffensiva costituisce, un «documento eccezionale» che «ha provocato reazioni scomposte delle autorità di Mosca. Il che conferma la forza del loro operato», continua la motivazione. «Ma anche senza questi “danni collaterali” il loro lavoro sarebbe stato, ed è, meritevole di riconoscimento, e gratitudine».
Perché Stefania Battistini e Simone Traini sono ricercati in Russia
I due giornalisti Rai sono stati inseriti da Mosca nella lista dei ricercati per aver realizzato un servizio sulla controffensiva dell’Ucraina in territorio russo, seguendo i militari di Kiev nella loro avanzata a Kursk. Per il loro lavoro, andato in onda sul Tg1, i due sono finiti nella lista dei ricercati del Cremlino, che ha definito il loro un «attraversamento illegale del confine» in violazione «delle leggi russe e delle regole elementari dell’etica giornalistica. Inoltre, i giornalisti, così come altri cinque colleghi, sono accusati dal ministero dell’Interno di Mosca di essere «complici dell’aggressione». I due sono accusati di aver violato «un articolo del codice penale». Secondo l’agenzia stampa russa Tass, l’ingresso illegale in Russia è punito con una pena che può raggiungere i cinque anni di reclusione.
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