La lite, le grida, i due colpi di pistola. Così Alessandra Spiazzi ha ferito gravemente il figlio 15enne prima di togliersi la vita

«La signora da tempo aveva problemi sanitari», spiega la procura di Verona. Il ragazzo, soccorso dal padre, lotta in Neurorianimazione

Vago di Lavagno, Verona, è venerdì sera quando Alessandra Spiazzi è a casa con il figlio di 15 anni, in piena crisi adolescenziale. I due litigano ad alta voce, come spesso avviene negli ultimi mesi. Il marito della donna Luciano Feltre, torna a casa e assiste alla lite, ma decide di andare in un’altra stanza. Poi, all’improvviso, sente due colpi di pistola. Corre nel punto in cui aveva lasciato moglie e figlio. Li vede a terra, nel sangue. Chiama i soccorsi. Per la moglie, non c’è più nulla da fare. Il figlio viene trasportato d’urgenza in ospedale, dove viene ricoverato in Neurorianimazione. «L’ipotesi giudiziaria più accreditata è quella del tentato omicidio del ragazzo compiuto dalla madre, che poi si è suicidata», spiega il procuratore di Verona Raffaele Tito. Una tesi confermata dalla prova dello stub: a sparare era stata Alessandra Spiazzi. L’arma era una pistola di proprietà del padre di lei, morto da tempo e tenuta in casa nonostante nessuno avesse il porto d’armi.


Il disagio psicologico di mamma Alessandra

«La signora da tempo aveva problemi sanitari» ha poi precisato il procuratore Tito. Un disagio psicologico che potrebbe aver acuito il litigi con il figlio. «Ma pensavamo fossero i classici bisticci tra genitori e il figlio adolescente. Per questo non ci siamo mai preoccupati. Erano persone tranquille, serene», dicono a La Stampa i vicini di casa, increduli.


(screenshot Antenna Tre)

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