La biodiversità dal suolo alla tavola: al Festival di Open consigli e falsi miti sull’alimentazione sostenibile – Il video
La tutela della biodiversità passa anche da ciò che portiamo tutti i giorni in tavola. Quando si parla di alimentazione sostenibile, però, è facile cadere nella trappola di comunicazioni fuorvianti e falsi miti. Ne hanno parlato sul palco del Festival di Open Vitaliano Fiorillo, direttore del Agri Lab dell’Università Bocconi di Milano, Matteo Colombini, co-ceo e cfo di Orsero, e Cesare Soldi, componente della giunta nazionale di Confagricoltura. «Al contrario di quanto si potrebbe pensare, far arrivare una mela dalla Nuova Zelanda non è un grosso problema ambientale, perché l’inquinamento che genera la nave su cui viene trasportata viene distribuito su milioni di mele», spiega Fiorillo. «Il vero impatto ambientale – continua il professore della Bocconi – avviene dopo l’acquisto, quando ogni consumatore prende la macchina per recarsi al supermercato e comprare quelle stesse mele».
Controlli lungo la filiera
Se si parla sempre più spesso di biodiversità, ossia della varietà di organismi che vivono in un sistema ecologico, i motivi sono essenzialmente due. Il primo ha a che fare con il crescente numero di provvedimenti ambientali per incentivare pratiche virtuose da parte di aziende e agricoltori. Il secondo motivo riguarda invece le nuove abitudini dei consumatori, sempre più attenti a ciò che portano in tavola. «La nostra mission è portare sullo scaffale dei supermercato prodotti freschi di qualità da tutte le parti del mondo», ha spiegato dal palco di Parma Matteo Colombini, co-ceo e cfo di Orsero, azienda leader nella produzione e distribuzione di frutta fresca e partner di Open nella realizzazione del Festival. Per tutelare davvero la biodiversità, ha precisato Colombini, ogni anello della catena deve fare la propria parte: «La filiera agroalimentare è molto frammentata. Ci sono i produttori agricoli, i produttori di fertilizzanti, di agrochimici, i raccoglitori, i trasportatori, i supermercati. Per questo è fondamentale per noi scegliere partner affidabili».
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Come seguire una dieta sostenibile
Ma c’è un altro elemento di cui occorre tenere conto se si vuole scegliere una dieta che tuteli la biodiversità. A spiegarlo è ancora una volta Colombini: «Il rispetto dei territori vocati a determinate colture è un principio fondamentale. Se si forza un territorio a produrre cose che non sono autoctone o che sono molto difficili da produrre, allora si va a stressare una serie di elementi che intaccano la biodiversità». Scegliere il territorio giusto è sicuramente un primo passo fondamentale. Dopodiché, c’è da vedere quali sono le tecniche utilizzate, a partire «dalla gestione delle risorse idriche, la gestione delle risorse del suolo, l’utilizzo degli agrochimici e non solo», continua il co-ceo e cfo di Orsero.
Agricoltori in prima linea
E qual è il ruolo degli agricoltori nello sforzo collettivo a difesa della biodiversità? «Oggi l’agricoltore è il primo custode dell’ambiente e del territorio», risponde dal Festival di Open Cesare Soldi, componente della giunta nazionale di Confagricoltura. «Questo significa valorizzare la varietà colturale, tutelare i prati, le siepi, i bordi che circondano i campi, gli insetti impollinatori», spiega ancora Soldi. E proprio il rapporto tra agricoltura e sostenibilità è finito di recente sotto i riflettori con le proteste dei trattori che a inizio 2024 si sono diffuse un po’ in tutta Europa. «Gli obiettivi del Green Deal vanno benissimo, ma vanno accompagnati con soluzioni, progetti e risorse. Mi auguro – aggiunge l’esponente di Confagricoltura – che il prossimo commissario europeo abbia ben presente queste problematiche».
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