Il «miracolo» di Gennaro Rosalio, il bimbo salvato nell’esplosione della palazzina a Saviano

Numerose contusioni multiple ma nessuna frattura, ha spiegato il primario di pediatria del Santobono. L’indagine sulle cause della deflagrazione. La bombola del gas sotto la lente

Gennaro Rosalio, il più piccolo dei tre fratellini coinvolti nell’esplosione di Saviano, è vivo. Si trova in un letto d’ospedale al Santobono di Napoli. È sempre stato vigile e presente a sé stesso. Lia e Giuseppe invece sono morti insieme alla madre e alla nonna. Il corpo dell’anziana è stato ritrovato nella notte di oggi, 23 settembre. Gennaro è arrivato al pronto soccorso insieme agli operatori del 118. Vincenzo Tipo, primario della Pediatria d’urgenza ha detto al Mattino che «le prime valutazioni cliniche sono state effettuate con esami biochimici, radiografie e la Tac total body che hanno confermato le buone condizioni del bimbo. Ci sono numerose contusioni multiple, anche di organi interni, ma nulla di preoccupante».


L’esplosione

L’esplosione si è verificata in via Tappia, al civico 5. Si tratta di una zona nell’immediata periferia del centro storico di Saviano. Nella palazzina in contrada Masseria Carlona abitava la famiglia Zotto: al piano rialzato Antonio Zotto, 40 anni e sua moglie Vincenza Spadafora, 41, con i figli Gennaro Rosalio di 2, Autilia Pia di 4 e Giuseppe di 6. Al primo piano la mamma di lui, Autilia Spadafora, ottantenne. Alle 7 e 05 la deflagrazione. Saranno gli accertamenti della procura di Nola (il procuratore è Marco Del Gaudio) a stabilire cosa è avvenuto.


L’ipotesi più accreditata è quella della fuga di gas. «Sembrava il botto di un aereo supersonico. Che era un crollo l’abbiamo capito quando si è levata un’enorme nube di polvere», ha detto all’agenzia di stampa Ansa una delle persone arrivate sul posto subito dopo. Il sindaco, Vincenzo Simonelli, ha invece pensato che fossero «i fuochi di una festa patronale. Poi mi ha telefonato il maresciallo dei carabinieri e mi ha detto che, purtroppo, non era così».

La fuga di gas

La deflagrazione ha devastato la zona, provocando danni anche ad alcune abitazioni adiacenti: per due famiglie è stato disposto lo sgombero perché i vetri e gli infissi sono andati in frantumi. I primi ad essere estratti, per fortuna vivi, sono stati papà Antonio, che lavora in un supermercato, e il figlio più piccolo Gennaro. Che i medici del Santobono definiscono «miracolato». «Le prime valutazioni cliniche sono state effettuate con esami biochimici, radiografie e la Tac total body che hanno confermato le buone condizioni del bimbo, rilevando numerose contusioni multiple, anche di organi interni, ma nulla di preoccupante», ha spiegato il primario di pediatria.

La sindrome di schiacciamento

Il bambino è assistito per la Crush Sindrome, ovvero la sindrome da schiacciamento. Si tratta di «traumi che procurano contusioni diffuse ma che non compromettono le condizioni discrete e stabili del paziente». L’unico rischio adesso sono gli effetti a distanza dei traumi da schiacciamento che, nell’arco di 24-48 ore possono produrre delle conseguenze che, ora, non sono manifeste». Giovedì 19 settembre la famiglia aveva festeggiato il suo compleanno.

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