La forza dei lavoratori stranieri: il Pil dell’immigrazione vale l’8,8% dell’economia italiana – I dati
L’apporto dei lavoratori stranieri all’economia italiana ha raggiunto cifre significative nel 2023: i 2,4 milioni di lavoratori stranieri presenti nel Paese hanno versato 4,5 miliardi di euro di Irpef e generato un contributo interno lordo di 164 miliardi di euro. Questo valore, definito come il “Pil dell’immigrazione”, rappresenta l’8,8% del Pil nazionale. È quanto emerge dai dati del XIV Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione, realizzato dalla Fondazione Leone Moressa e anticipato dal Sole 24 Ore in vista della presentazione ufficiale del 16 ottobre al ministero dell’Interno e alla Camera dei Deputati.
I dati
I lavoratori stranieri sono il 10% della forza lavoro complessiva in Italia, una percentuale rimasta stabile negli ultimi anni ma inferiore a quella di altri Paesi europei. In Germania, ad esempio, la percentuale di lavoratori stranieri è del 14,7%. Tuttavia, il numero reale di lavoratori nati all’estero in Italia potrebbe essere più alto. Si stima, infatti, che siano circa 3,4 milioni, ma molti di loro escono dalle statistiche degli stranieri dopo aver acquisito la cittadinanza italiana. Dal 2019 al 2023, quasi 800mila immigrati hanno ottenuto la cittadinanza, rendendo probabile una sottostima della presenza effettiva di lavoratori stranieri.
Superato il 2019 pre pandemico
Lo scorso anno, il valore aggiunto generato dai lavoratori stranieri ha superato quello del 2019, l’ultimo anno pre-pandemia, quando si attestava a 148 miliardi di euro. Questo contributo si concentra in particolare nel settore dei servizi, che rappresenta la fetta più grande del valore aggiunto prodotto dagli stranieri. Se si analizza l’incidenza del valore aggiunto creato da questi lavoratori nei vari settori economici, emerge che il loro contributo è particolarmente rilevante nell’agricoltura e nell’edilizia. In termini di occupazione, i lavoratori stranieri si concentrano soprattutto nei servizi alla persona, dove rappresentano il 30% del totale, seguiti dagli alberghi e ristoranti (17%), dall’agricoltura (18%) e dalle costruzioni (16%). Tuttavia, solo l’8,7% di loro svolge professioni qualificate o tecniche, mentre il 30% ricopre posizioni a bassa qualifica. Tra i lavoratori non qualificati, gli stranieri rappresentano il 29%, mentre tra gli operai e gli artigiani la loro incidenza è del 14,7%. Nelle professioni più qualificate, invece, la percentuale scende al 2,5%.
L’importanza del contributo di lavoratori stranieri
La dinamica demografica italiana rende ancora più cruciale il contributo dei lavoratori stranieri. Secondo i dati Eurostat, la popolazione in età lavorativa in Italia si ridurrà del 21% tra il 2023 e il 2070, una proiezione che fa emergere chiaramente il crescente bisogno di manodopera proveniente dall’estero. Questo calo demografico, unito all’invecchiamento della popolazione italiana, aumenta la pressione sul sistema economico e sociale del Paese. Già oggi, l’età media dei cittadini di origine straniera è di circa 35 anni, sensibilmente più bassa rispetto ai 46 anni degli italiani. Questa differenza generazionale evidenzia il ruolo strategico che la popolazione immigrata può giocare nel sostenere il sistema produttivo italiano nei prossimi decenni, soprattutto in un contesto di progressiva riduzione della forza lavoro nazionale.
Leggi anche:
- Processo Open Arms, le parti civili chiedono un milione di euro di risarcimento danni a Salvini
- Processo Open Arms, migliaia di messaggi di insulti e minacce contro i pm che hanno chiesto la condanna di Salvini
- Latina, bambini italiani ritirati in blocco dalla scuola: «Troppi stranieri in classe». La preside: «Sempre favorito l’inclusione»