Eredità Agnelli, trust offshore per evadere il fisco: le motivazioni del sequestro da 75 milioni

Secondo la Procura di Torino, la strategia per aggirare il fisco italiano è stata portata avanti dal 2015 al 2019

Trust offshore fittizi e false donazioni. Sono solo alcune delle novità nell’ambito dell’inchiesta sull’eredità di Gianni Agnelli, per cui la Procura di Torino lo scorso 20 settembre ha richiesto un sequestro di beni preventivo per un valore di 74.8 milioni di euro dell’eredità di Marella Caracciolo, vedova di Gianni. Secondo gli inquirenti, la famiglia Agnelli avrebbe creato due trust patrimoniali, cioè istituti con cui costruire più patrimoni separati. Con una peculiarità: oltre che la dislocazione nel paradiso fiscale delle Isole Bahamas, i due trust sarebbero stati fittizi. Sfruttando queste società offshore, i figli di Marella Caracciolo (John, Lapo e Ginevra Elkann con il commercialista Gianluca Ferrero e il notaio Urs Robert Von Gruenigen) avrebbero sottratto al fisco italiano redditi derivanti da una rendita vitalizia e da attività finanziarie detenute proprio da quelle società. Nel solo periodo di contestazione della Procura (2015-2019) le due società avrebbero fruttato 116,7 milioni di euro di reddito di capitale.


Eredità Agnelli, le accuse dei pm: donazioni falsi

In più la procura avrebbe registrato donazioni “false” di opere d’arte e oggetti preziosi per un valore di 170 milioni, con lo scopo di non pagare le imposte di successione. Tutti meccanismi che, secondo gli inquirenti, avevano lo scopo di «ridurre la massa ereditaria», calcolata intorno agli 800 milioni di euro avrebbero evaso imposte di successione sulla massa ereditaria di oltre 800 milioni di euro tra opere, gioielli, immobili e quote di fondi di investimento in Lussemburgo. E, quindi, pagare meno tasse. Tra il 2015 e il 2019, secondo la Procura, la famiglia Agnelli avrebbe evaso le tasse per un valore superiore ai 75 milioni di euro. I reati ipotizzati dagli inquirenti sono di frode fiscale e truffa ai danni dello Stato.


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