Leonardo, 18 anni, è stato un hikikomori: «Vi racconto l’ansia, l’isolamento, la scuola e i prof che non capiscono»

«Ho mollato al secondo giorno di liceo, poi l’isolamento ha peggiorato la situazione»

Leonardo, 18 anni, è stato un hikikomori. Oggi ha 18 anni ed è in quarta liceo scientifico a Torino. Ma fino a qualche tempo fa rientrava nell’indagine statistica del Gruppo Abele e il Cnr come uno dei 44 mila ragazzi tra i 15 e i 19 anni isolati. «Ho iniziato a chiudermi in seconda media. Mia nonna si era ammalata e non riuscivo a reggere la situazione, ma per i professori non stavo vivendo nulla di grave. Anzi, avendo tutti 8 e 9, l’aspettativa su di me continuava a essere alta. Avevo 13 anni e c’è stato il mio primo momento di ritiro, che è durato un anno», racconta in un’intervista a Repubblica. «Alle superiori è successo di nuovo. Era settembre 2020, ho mollato al secondo giorno di liceo, poi l’isolamento forzato per la pandemia ha peggiorato la situazione».


L’ansia e la scuola

«Provavo ansia nel pensare di tornare a scuola e mi rifugiavo nei videogiochi. E alla fine sono stato bocciato. Per anni l’ho nascosto ai miei amici, come potevo dire che non valevo abbastanza? Oggi ho compreso che nessuno è sbagliato, bisogna solo trovare chi ti capisce», dice. L’isolamento è iniziato perché viveva una situazione critica a casa: ««Nessuno riusciva a capirmi, soprattutto i docenti. Anzi, mi sentivo preso in giro proprio da loro. Quando si è ammalata, mia nonna si è trasferita da noi. È peggiorata in pochi mesi fino a non riconoscermi più. I professori, però, sdrammatizzavano e mi ripetevano “ha oltre 90 anni”, come per dire che tanto prima o poi doveva morire, e che io non dovevo starci male. In un altro caso, quando mi sono rotto la gamba, ricordo le battutine sul fatto che fosse una scusa per non studiare».


I prof che non capiscono

«Così mi sono convinto che stavo ingigantendo tutto e che non ero all’altezza di gestire le difficoltà. Quando mia nonna è morta, i docenti, forse pentiti, hanno chiesto ai miei compagni di starmi vicino, capendo che avevo bisogno di aiuto. Ma era tardi», conclude. I suoi voti si trasformano da 9 a 4. E i docenti gli consigliano «un neuropsichiatra, come se il valore di una persona dipendesse dal numero scritto in pagella. Poi le assenze. Ho lasciato anche gli scout e trascorrevo il mio tempo chiuso nella mia stanza con i videogiochi, come Minecraft o Fortnite. Passavo anche tanto tempo a guardare video su YouTube e su altre piattaforme, o leggevo dei manga, non dovevo pensare al resto».

La bocciatura

Al primo anno di liceo «sono stato bocciato nonostante la Dad, in quel periodo non mi sentivo sicuro di nulla e non consegnavo proprio i compiti. Poi ho rifrequentato il primo superiore e lì la situazione è cambiata. Ora sono al quarto e non sono stato più bocciato». E ha capito «che il timore della scuola era dovuto alla paura di incontrare insegnanti come quelli delle medie. Solo al liceo ho compreso che se fosse successo di nuovo avrei potuto cambiare scuola, senza dovermi chiudere in casa. Per fortuna non è successo, anzi ho trovato i docenti migliori della mia vita. E in classe anche degli amici».

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