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Libano, pioggia di missili da Israele. Guterres: «Evitare un’altra Gaza». Più di 500 le vittime, civili in fuga. Uccisi due membri dell’Unhcr

24 Settembre 2024 - 16:40 Ugo Milano
Libanesi in fuga dal Libano meridionale
Libanesi in fuga dal Libano meridionale
L'Onu lancia l'allarme sugli sfollati: «Decine di migliaia di persone stanno abbandonando le loro case». In centinaia verso la Siria. L'Idf: presi di mira i vertici di Hezbollah

Nella tarda mattinata di oggi, martedì 24 settembre, l’esercito israeliano (Idf) ha annunciato di aver avviato la terza ondata di attacchi in Libano. Secondo i dati diffusi dal ministero della Salute di Beirut, il bilancio provvisorio è di 558 vittime, tra cui 50 bambini. Secondo l’Idf, l’operazione militare ha preso di mira edifici utilizzati dai terroristi di Hezbollah nella Valle della Bekaa e in altre zone del sud del Libano. Le strutture in questione, spiega l’esercito israeliano, ospitavano armi, razzi e missili. Ma al centro dei raid israeliani c’è anche anche la roccaforte del Partito di Dio alla periferia sud di Beirut: qui sarebbero almeno sei i morti. In tutto il Libano sono centinaia le persone che hanno fatto i bagagli e sono scappate in Siria. Il portavoce per la sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby ha intanto informato i cittadini nel Paese mediorientale di allontanarsi: «Gli americani in Libano devono andarsene ora, finché ci sono ancora voli disponibili». L’Idf ha inviato ai civili libanesi nuovi avvisi di evacuazione, annunciando che i bombardamenti continueranno anche oggi. Il presidente israeliano Isaac Herzog ha però voluto chiarire in un’intervista alla Cnbc che l’esercito non vuole occupare il territorio libanese: «La posizione del governo israeliano è stata chiara: non abbiamo aspettative o ambizioni territoriali, in Libano o altrove». Questa mattina, ha fatto sapere l’esercito di Tel Aviv, Hezbollah ha lanciato oltre 100 razzi verso il nord di Israele.

L’attacco a Beirut: due vertici di Hezbollah tra gli obiettivi

Due sarebbero stati gli obiettivi di Israele nell’attacco alla periferia sud di Beirut. Secondo un report saudita, l’Idf avrebbe voluto uccidere Talal Hamiyah, responsabile delle operazioni di Hezbollah fuori dal Libano. Diversi media di Tel Aviv hanno anche fatto trapelare che nell’attacco nella capitale sarebbe stato ucciso Ibrahim Qubaisi, il comandante del sistema missilistico di Hezbollah. Per le autorità libanesi, i bombardamenti dell’esercito israeliano non starebbero prendendo di mira solo i magazzini di Hezbollah. Tra le strutture colpite nelle scorse ore, denuncia il ministro della Salute Firass Abiad in conferenza stampa, c’è anche una struttura ospedaliera. «Quattro paramedici sono morti ieri quando ambulatori e cliniche sono stati colpiti da Israele. Questa mattina hanno colpito l’ospedale di Bint Jbail», ha fatto sapere Abiad.

I volantini pericolosi

La guerra dall’aria proseguirebbe anche attraverso il mondo informatico ed elettronico. Nei giorni scorsi l’Idf ha già dimostrato di saper colpire Hezbollah sfruttando dispositivi manipolati con all’interno piccole cariche esplosive. Ora dai funzionari del Partito di Dio arriverebbe un nuovo allarme: non bisogna scannerizzare i volantini fatti cadere dal cielo dagli israeliani nella valle orientale della Bekaa. Su di essi, secondo l’ufficio stampa del partito sciita, ci sarebbe un codice a barre capace di «rimuovere tutte le informazioni» all’interno del dispositivo.

L’Idf: «Hezbollah nasconde armi tra civili». L’Unhcr denuncia due membri uccisi

Per uno dei portavoce del governo israeliano, David Mencer, Hezbollah starebbe commettendo un «doppio crimine di guerra» perché starebbe nascondendo le sue armi in aree civili e portando avanti attacchi diretti agli israeliani. «Il Libano dovrebbe prendere questo avvertimento molto seriamente», ha dichiarato Mencer in una conferenza stampa, e ha poi aggiunto che le operazioni avranno una fine: «Il primo ministro ha anche chiarito che una volta terminata la nostra operazione, i civili potranno tornare sani e salvi alle loro case». Sui raid israeliani è tornato anche Filippo Grandi, il direttore generale dell’agenzia dell’Onu per i rifugiati (Unhcr): «Sono molto dispiaciuto nel confermare che ieri sono stati uccisi anche due colleghi dell’Unhcr. A nome di tutti noi dell’Unchr, le nostre più sentite condoglianze alle loro famiglie, ai loro amici e ai loro colleghi».

L’Onu: «Decine di migliaia di sfollati»

Secondo quanto riportato dalle Nazioni Unite, sarebbero decine di migliaia i cittadini in fuga dal Libano. Il portavoce dell’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati, ha parlato di una situazione «estremamente allarmante» a causa della «grave escalation di attacchi a cui abbiamo assistito ieri», che sta costringendo «decine di migliaia di persone ad abbandonare le loro case, e il numero continua a crescere». Nasser Yassin, il ministro libanese incaricato di coordinare la risposta alla crisi causata dagli attacchi dell’Idf, ha affermato che 89 rifugi temporanei sono stati allestiti in scuole e altre strutture. Queste strutture, ha aggiunto, hanno la capacità di ospitare più di 26mila persone fuggite dalle «atrocità israeliane».

Guterres: «Libano non diventi Gaza»

«Il popolo del Libano, il popolo di Israele e il popolo del mondo non possono permettersi che il Libano diventi un’altra Gaza», suona chiaro il monito del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres nel suo intervento alla 79esima Assemblea Generale. «La comunità internazionale deve mobilitarsi per un cessate il fuoco immediato, il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e l’inizio di un processo irreversibile verso una soluzione a due Stati», ha dichiarato il segretario. Guterres ha voluto specificare di non voler prendere una posizione nel conflitto tra le due parti in conflitto, ma le condanna entrambe: «Niente può giustificare gli abominevoli atti di terrore commessi da Hamas il 7 ottobre, o la presa di ostaggi, entrambi da me ripetutamente condannati. E niente può giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese». Gli fa eco via X l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell: «Il Consiglio di sicurezza deve svolgere il suo ruolo. Abbiamo urgente bisogno di fermare questo percorso verso la guerra. Entrambe le parti devono attuare un cessate il fuoco immediato».

Le reazioni internazionali

A reagire all’ennesima escalation militare in Medio Oriente è anche Masoud Pezeshkian, presidente dell’Iran, storico alleato di Hezbollah. In un’intervista alla Cnn, Pezeshkian ha dichiarato che Hezbollah «non può restare da solo» contro Israele, perché «non dobbiamo permettere che il Libano diventi un’altra Gaza». A esprimere preoccupazione sono anche diversi leader internazionali. Il premier spagnolo Pedro Sánchez ha lanciato «un appello alla moderazione e alla de-escalation», mentre il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha espresso sostegno al Libano e ha condannato quelli che ha definito «attacchi indiscriminati contro i civili».

In copertina: EPA/WAEL HAMZEH I Libanesi in fuga dal Libano meridionale viaggiano in auto lungo l’autostrada Damour in direzione di Beirut, Libano, 24 settembre 2024

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