Manovra, il sottosegretario Freni: «Non toccheremo le detrazioni su salute, istruzione e lavoro, sulle altre agiremo col bisturi» – L’intervista
«Mi scusi per il ritardo, avrei voluto fare prima ma…». È il periodo più intenso dell’anno per il ministero dell’Economia. Il sottosegretario in quota Lega, Federico Freni, ha accettato comunque di rispondere alle domande sul percorso di avvicinamento alla Manovra 2025. Dopo la revisione generale delle stime Istat, il Piano strutturale di bilancio è pronto per essere trasmesso alle Camere. È il nuovo strumento introdotto dalla riforma del Patto di stabilità europeo e serve a tracciare la strada da seguire per “aggiustare” i conti pubblici. Seguirà la legge di Bilancio.
Sottosegretario Freni, le nuove regole di bilancio introdotte dall’Europa hanno previsto la compilazione di un Piano strutturale di bilancio. Lo ritiene uno strumento adeguato per perseguire l’aggiustamento dei conti pubblici o rischia di diventare l’anticamera di richieste di austerity?
«Il Piano strutturale di bilancio non è uno stress test sull’Italia. Non esistono brutti anatroccoli da trasformare in cigni o compiti a casa da fare sotto dettatura. Il Piano è piuttosto un esercizio di responsabilità autonoma che guarda ovviamente alla correzione dei conti pubblici, ma che allo stesso tempo, e soprattutto, punta a disegnare una nuova stagione di medio-lungo periodo per gli investimenti e le riforme. Il governo ha ben chiaro come intervenire. Sbaglia chi pensa che l’Italia debba stare dietro la lavagna, magari sperando in un atto di clemenza. Lo stato di salute dei fondamentali dell’economia, la fiducia dei mercati e la stabilità politica dicono l’esatto contrario. Sono la dimostrazione di un Paese che ha volontà e capacità di mettersi alla prova con un solo obiettivo: un futuro prospero ed equo».
Dopo la revisione delle stime dei conti apportate dall’Istat, in lieve miglioramento, cambierà qualcosa nel Piano strutturale di bilancio?
«Confermeremo il quadro già esaminato dal Consiglio dei ministri. La revisione dei conti economici nazionali ha una traccia positiva, ma il Piano strutturale di bilancio aveva e avrà una sua solidità a prescindere dalle nuove stime. È un Piano ampiamente sostenibile. Forse qualcuno si augurava il contrario o immaginava un governo aggrappato al “ritocchino” del Pil, ma basterà leggere attentamente il documento per capire che la prospettiva è un’altra. La stagione della contingenza ha causato già fin troppi danni al Paese».
E ci sarà più margine per la Manovra 2025 o bisogna proseguire sulla via del rigore?
«La revisione dei dati Istat è di lieve entità: immaginare “tesoretti”, “doti” o regali confezionati ad hoc per la legge di Bilancio è sbagliato e fuorviante. Ma questo non significa che la Manovra dovrà avere l’etichetta del rigore. Semmai proseguiremo sulla via intrapresa da quando questo governo si è insediato: aiuti ai redditi, soprattutto a quelli medio-bassi, sostegno alle imprese e un forte incentivo alla natalità. Non mi pare che si possa parlare di rigore quando in ballo c’è un manovra che supererà certamente i 20 miliardi».
Il ministro Giorgetti ha detto di voler rendere strutturale, già dalla legge di Bilancio in stesura, il taglio del cuneo fiscale e la modulazione delle tre aliquote Irpef. Da dove attingerete le risorse? Ad esempio, ci potrebbe essere una revisione delle tax expenditures?
«Queste misure, di fatto, si traducono in più soldi nelle tasche degli italiani. Piuttosto che inseguire ricostruzioni fantasiose su rinnovi parziali o addirittura su un disimpegno generale, siamo impegnati a lavorare per confermarle e renderle stabili per gli anni che verranno. Siamo pienamente coscienti del fatto che serviranno risorse adeguate, ma le assicuro che il ministero dell’Economia sa far di conto e anche bene: al massimo abbiamo peccato di eccessiva prudenza. Troveremo le risorse necessarie a finanziarie tutte le misure che sono necessarie per continuare a sostenere famiglie e imprese. La revisione delle tax expenditures rappresenta sicuramente un ambito di intervento: non useremo le forbici, al più il bisturi. Ma un bisturi usato correttamente sa essere decisamente più incisivo di lame che intervengono senza criterio. Una cosa è certa: non toccheremo le detrazioni che hanno a che fare con la salute, l’istruzione e il lavoro».
Quali sono le aspettative, in termini di cassa, sul concordato preventivo?
«Il governo ha deciso prudenzialmente di non indicare una previsione di gettito, ma questo non significa che non abbiamo ben chiare quali sono le potenzialità di questo strumento. Il concordato preventivo biennale non è una riffa. È, al contrario, un nuovo modo di concepire il rapporto tra il Fisco e i contribuenti. Nessun accordo a tavolino, piuttosto la ricerca di una collaborazione che punta a soddisfare le esigenze di tutte le parti coinvolte. Le tasse si pagano e ci mancherebbe che non fosse così. Ma questo non significa che il contribuente non possa usufruire di benefici legati a un impegno attivo che punta al miglioramento della propria pagella fiscale».
Tenterete ancora la strada della tassazione degli extraprofitti delle banche o il veto di Forza Italia la rende impercorribile?
«La riproposizione di un tentativo implica una volontà iniziale che non c’è mai stata e che mai ci sarà. Le banche meritano rispetto, così come tutti gli altri player della nostra economia. Il governo non è mosso da alcun intento punitivo, ma dalla volontà di proseguire un dialogo, costante e proficuo, che ha portato e continuerà a portare solo risultati positivi. È una visione assolutamente indipendente dalla volontà e dall’inclinazione di qualsiasi partito».
Ultima domanda sulla sanità. Se è vero che il fondo sanitario aumenta, in termini assoluti, il rapporto tra spesa sanitaria e Pil, invece, è in discesa, in termini percentuali. Nella prossima legge di Bilancio, avete intenzione di incrementare le risorse per la sanità?
«La sanità è stata una priorità della scorsa legge di bilancio e continuerà ad esserlo anche nella prossima. Ma non ci limiteremo ad aumentare le risorse per il 2025, compatibilmente con lo spazio fiscale che abbiamo a disposizione. Con il Piano strutturale di bilancio faremo crescere la spesa sanitaria anche in rapporto al Pil. Sarà ovviamente un allineamento graduale, ma la direzione di marcia è chiara. “Più risorse per la sanità” non è uno slogan: era e resta un impegno concreto».
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