Scorie nucleari, nessun Comune vuole il deposito. Il ministro Pichetto: «Ne facciamo tre: uno al Nord, uno al Centro e uno al Sud»

«Le più radioattive le lasciamo all’estero a pagamento», ha detto il ministro dell’Ambiente a margine di un convegno di Confindustria a Roma

Nessun Comune d’Italia vuole il deposito per le scorie nucleari. E «allora ne facciamo tre: uno al Nord, uno al Centro e uno al Sud». Mentre i rifiuti più radioattivi, quelli delle vecchie centrali, «li lasciamo all’estero: a pagamento». È questa la soluzione che il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica dell’Italia, Gilberto Pichetto Fratin, sta valutando per risolvere l’annoso problema di dove mettere i rifiuti nucleari italiani. Lo ha spiegato a margine di un convegno di Confindustria a Roma: «Tutti i giorni produciamo scorie nucleari a bassa e media intensità», ha precisato Pichetto, riferendosi ai rifiuti radioattivi prodotti dagli ospedali e dalle industrie. «In questo momento abbiamo 30 e più siti di stoccaggio – ha continuato -. La cosa bella sarebbe ridurli a uno. Altrimenti, uno al Nord, uno al Centro e uno al Sud». Sul deposito geologico, quello per le scorie ad alta radioattività, provenienti dalle centrali dismesse, «possono esserci soluzioni diverse. Possiamo anche lasciarle in Francia, facendo pagare noi e i nostri figli a vita», ha concluso. 


Nessun «sì» dalle 51 aree idonee

La Sogin, società pubblica per lo smantellamento delle vecchie centrali, lo scorso 13 dicembre, aveva individuato 51 aree in 6 regioni (Basilicata, Puglia, Lazio, Piemonte, Sardegna, Sicilia) dove si potrebbe costruire il deposito. Ma nessuno dei Comuni interessati ha detto «sì». Per questo motivo, il ministero dell’Ambiente, dovrà ora decidere dove realizzare la discarica, su pressione (anche) dell’Ue che da anni chiede all’Italia di trovare un sito dove conservare in sicurezza i suoi rifiuti radioattivi. Oggi quelli più pericolosi sono, a pagamento, nel Regno Unito e in Francia. Quelli meno pericolosi sono sparsi in una trentina di siti nel nostro paese, in condizioni precarie. «L’Unione europea non ci dice di fare “un” deposito – ha continuato il ministro -. Ci dice che deve esserci “il” deposito dei rifiuti, in particolare per quelli a bassa e media intensità. In questo momento in Italia i depositi sono decine». In ogni caso, ha concludo il ministro, «va avanti la procedura di Valutazione di impatto ambientale sui 51 siti», quelli individuati nella Carta nazionale delle aree idonee (Cnai) preparata dalla Sogin.


Foto copertina: ANSA/Douglas Schinatto_(11)912022570 | Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin

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