Quadro comprato all’asta, Vittorio Sgarbi è stato prosciolto dalle accuse di sottrazione fraudolenta d’imposte
«Il fatto non sussiste». Così il giudice dell’udienza preliminare di Roma ha prosciolto il critico d’arte Vittorio Sgarbi e la compagna Sabrina Colle dalle accuse di sottrazione fraudolenta d’imposte. Per la procura, l’ex sottosegretario al ministero della Cultura nel 2020 aveva acquistato il dipinto Il giardino delle fate di Vittorio Zecchin facendo figurare come acquirente la fidanzata con il denaro di una terza persona. Per lo stesso dipinto Sgarbi è indagato per induzione indebita: avrebbe fatto pressioni tra il 2020 e il 2021 su alcuni funzionari del ministero. L’obiettivo del critico sarebbe stato quello di convincere il dicastero a non trattenere, esercitando il diritto di prelazione su beni non vincolati, il quadro acquistato.
La tesi della Procura
La Procura di Roma aveva chiesto il rinvio a giudizio: l’Agenzia delle entrate a suo tempo contestava un debito per circa 715 mila euro. Le accuse sono però crollate prima dell’arrivo al dibattimento, il gup ha infatti disposto il non luogo a procedere. Sgarbi è stato difeso dagli avvocati Giampaolo Cicconi e Manuel Varesi. Colle, invece, dal penalista milanese Giuseppe Iannaccone. Soddisfatto il legale Cicconi che parla così dopo la lettura della sentenza: «La decisione del gup di Roma ci lascia pienamente soddisfatti anche perché siamo in presenza della formula assolutoria più ampia. Con oggi speriamo si chiuda una vicenda giudiziaria che ha provocato sofferenze al mio assistito e alla sua compagna».
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