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Giorgia Meloni all’Onu: «Stiamo con l’Ucraina». Ma torna il giorno prima del vertice con Biden e Zelensky

25 Settembre 2024 - 04:47 Alba Romano
giorgia meloni onu ucraina biden zelensky
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La premier chiede sostegno a Kiev contro Putin. Ma anticipa la partenza. All'incontro organizzato dal presidente Usa sarà in videocollegamento

Israele deve rispettare i civili. L’Ucraina va sostenuta. E l’Onu deve fare di più contro il traffico di esseri umani. L’intervento di Giorgia Meloni all’Assemblea Generale dell’Onu tocca i punti più importanti della politica mondiale. Ma la premier decide anche di sforbiciare la missione Unga a New York di un giorno, dal 25 settembre – come da programma – al 24. Così, spiega l’AdnKronos, non sarà presente al vertice sull’Ucraina organizzato da Joe Biden per la giornata di mercoledì, presente Volodymyr Zelensky. O meglio ci sarà, ma collegata da Roma. E salterà, ancora una volta, il tradizionale ricevimento al Metropolitan Museum offerto dal Presidente degli States ai partecipanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Israele

Lo scorso anno trascorse la serata con la figlia Ginevra in un locale italiano. E oggi le polemiche potrebbero tornare. Intanto però all’Onu Meloni ribadisce «il diritto dello Stato di Israele di difendersi da attacchi esterni». Ma chiede di rispettare il diritto internazionale tutelando la popolazione civile. «E seguendo lo stesso ragionamento sosteniamo, ovviamente, anche il diritto del popolo palestinese ad avere un proprio Stato, ma affinché questo possa vedere presto la luce è necessario che i palestinesi lo affidino a una leadership ispirata al dialogo, alla stabilizzazione del Medio Oriente e all’autonomia», aggiunge. Citando gli Accordi di Abramo come esempio di «convivenza e cooperazione vantaggiosa sulla base del mutuo riconoscimento»

Russia e Ucraina

Prima la premier aveva parlato di Russia e Ucraina, ammonendo che «non possiamo voltarci dall’altra parte di fronte al diritto di Kiev a difendere le sue frontiere, la sua sovranità, la sua libertà». Una ferita che ha minato il sistema internazionale e «sta avendo effetti destabilizzanti ben oltre i confini» di quella guerra e «come un domino riaccende o fa detonare» altri conflitti. Poi l’appello sul Venezuela: «La comunità internazionale non può rimanere a guardare mentre in Venezuela, a distanza di quasi due mesi dalle elezioni, ancora non è stato riconosciuto il risultato elettorale, ma nel frattempo si è consumata una brutale repressione, la morte di decine di manifestanti, l’arresto arbitrario di migliaia di oppositori politici, l’incriminazione e l’esilio del candidato presidente dell’opposizione democratica. È nostro dovere alzare la voce».

La guerra globale ai trafficanti

Meloni ha poi ricordato che un anno fa propose «di dichiarare una guerra globale ai trafficanti di esseri umani. Sono felice che quell’appello non sia caduto nel vuoto, e che in primis a livello G7 si sia trovata l’intesa per dare vita ad un coordinamento internazionale per smantellare queste reti criminali. Ma bisogna fare di più. Le Nazioni Unite devono fare di più, perché queste organizzazioni criminali stanno riproponendo, sotto altre forme, una schiavitù che questa Assemblea, in altri tempi, ebbe un ruolo fondamentale nel debellare definitivamente. Non si torna indietro».

Infine, la riforma del consiglio di sicurezza. Che «non può prescindere dai principi di eguaglianza, democraticità e rappresentatività». Insieme alla necessità di una governance globale sull’Intelligenza artificiale. «Il destino ci sfida, ma in fondo lo fa per metterci alla prova. Nella tempesta, possiamo dimostrare di essere all’altezza del compito che la storia ci ha dato. L’Italia, come sempre, è pronta a fare la sua parte», ha concluso citando il patriota Carlo Pisacane.

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