«Mio padre Nicola Trussardi discriminato dal mondo della moda perché non era gay»

«Lo ghettizzavano perché era bergamasco, perché non era stilista, era soltanto un pellettiere»

Nicola Trussardi era trattato come «diverso» dal mondo della moda. Perché non era gay. Lo ha detto il figlio Tomaso nel podcast di Giacomo Freddi e ne parla oggi Il Giornale. «Lo trattavano come un diverso e dico una cosa forte: perché non era gay. E quindi tutti gli stilisti che erano gay lo boicottavano, non lo facevano sfilare, non lo accettavano alle fiere: se si va a vedere le foto dei tempi c’erano Missoni, Armani, Versace, Krizia, Fiorucci, Ferrè, lui mai. Lo ghettizzavano perché era bergamasco, perché non era stilista, era soltanto un pellettiere», ha detto Tomaso. Anche se tra i nomi citati c’è chi era eterosessuale.


Tomaso, in un’intervista a Vanity Fair, si è lamentato di chi lo chiama ancora oggi figlio di papà: «Mi fa ridere, io che il padre l’ho perso quando ave vo 15 anni» (Nicola Trussardi morì in un incidente stradale sulla Tangenziale Est di Milano nel 1999). Mentre il padre ha volto la presunta discriminazione in positivo: «Visto che non lo accettavano alle fiere, lui disse: sfilo fuori. Adesso chi sfila in fiera? Nessuno. È stato un precursore, ed ha capito anche che doveva creare un lifestyle, non un’azienda di moda. Qualcosa che fosse un’emanazione di quello che piaceva a lui, e tutto questo lo estrinseca proprio il marchio del levriero, il cane più elegante e più veloce che c’è».


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