«La redazione non vende l’anima»: lo sciopero di Repubblica contro gli articoli “comprati” dalle aziende dell’Italian Tech Week

L’astensione dal lavoro durante i tre giorni dell’incontro a Torino: «Da tempo denunciamo i tentativi di piegare colleghe e colleghi a pratiche lontane da una corretta deontologia e dall’osservanza del contratto nazionale»

L’assemblea di Repubblica ha indetto uno sciopero di due giorni dal 25 al 26 settembre. Per protestare, fa sapere il sito, contro le «gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore, delle aziende a lui riconducibili e di altri soggetti privati». Che sarebbero avvenuti «in occasione dell’evento Italian Tech Week». Cos’è successo? «Tutto il lavoro da loro prodotto fino a oggi, più quello che dovrà essere svolto nella tre giorni torinese, è stato venduto alle stesse aziende del tech che vi partecipano», secondo il Fatto. Lo sciopero arriva proprio durante i «tre giorni di masterclass, interviste, incontri e approfondimenti» che si terrà a Torino dal 25 al 27 settembre.


Lo sciopero di Repubblica

«Da tempo denunciamo i tentativi di piegare colleghe e colleghi a pratiche lontane da una corretta deontologia e dall’osservanza del contratto nazionale», dice la nota dei giornalisti. Che poi attaccano direttamente Maurizio Molinari: «La direzione ha il dovere di apportare ogni correttivo e presidio possibile per rafforzare le strutture di protezione della confezione giornalistica di tutti i contenuti di Repubblica, tema sul quale nei mesi scorsi è già stata votata una sfiducia all’attuale direttore».


Poi chiamano in causa John Elkann: «Ma ci rivolgiamo anche all’editore – e non padrone – di Repubblica affinché abbia profondo rispetto della nostra dignità di professionisti e del valore del nostro giornale». Infine, l’appello ai lettori: «Ci appelliamo infine alle nostre lettrici e ai nostri lettori: questa redazione non ha mai venduto l’anima. E non sarà mai disposta a farlo».

Leggi anche: