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Abu Mazen all’Onu accusa Israele: «Stop al genocidio». E rilancia la soluzione dei due Stati: «Entro un anno una conferenza internazionale»

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Il leader dell'Olp alla 79esima Assemblea generale: «Non ci manca nulla per essere il 194esimo Paese membro: abbiamo la terra, il popolo, la cultura»

Un lungo applauso lo accoglie. «Non ce ne andremo, non ce ne andremo, non ce ne andremo», lo ripete tre volte il leader dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) Abu Mazen alla 79esima Assemblea generale dell’Onu in corso a New York. «La Palestina è la nostra casa», ribadisce il presidente dell’Autorità nazionale palestinese. Nel suo discorso alterna speranza e dolore, futuro e presente. «Se qualcuno se ne andrà sono coloro che la occupano», dichiara Abu Mazen facendo riferimento allo Stato d’Israele e al conflitto riacceso con Hamas nella Striscia di Gaza dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Il leader palestinese chiede ancora una volta lo stop ai bombardamenti, che definisce «genocidio».

«Basta armi a Israele»

Nelle accuse di Abu Mazen al Palazzo di Vetro c’è spazio anche per il mondo occidentale: «Fermate il genocidio, smettete di mandare armi a Israele. Il mondo intero è responsabile di quel che succede alla nostra gente a Gaza». Un appello disperato che rivolge soprattutto a Washington: «Mi rammarico che l’amministrazione Usa, la più grande democrazia del mondo, abbia ostacolato tre volte, ponendo il veto, la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che chiedeva il cessate il fuoco a Gaza. E oltre questo invia a Israele armi mortali per uccidere la nostra gente. Non capisco perché gli Stati Uniti ci continuano a privare dei nostri diritti legittimi». Per il leader dell’Olp Israele «non merita» di essere membro dell’Onu a causa del conflitto in corso che ha comportato più di 42mila morti tra i palestinesi.

La richiesta di una conferenza per i due Stati

Non ci sono però solo dolore e rabbia nel discorso di Abu Mazen. Il leader avanza una proposta che riconcili le due parti: «Una conferenza internazionale entro un anno per la soluzione dei due Stati. Vogliamo la sicurezza di entrambi i Paesi». Il presidente palestinese ha rilanciato ancora una volta una richiesta d’aiuto per la popolazione della Striscia: «Un cessate il fuoco immediato, la consegna di aiuti umanitari a Gaza, dove non hanno nulla, il ritiro completo di Israele». Non c’è quindi alcuna volontà di proseguire il conflitto con Tel Aviv: «Non vogliamo combattere Israele, ma vogliamo che la nostra gente, le nostre famiglie siano protette». Il progetto è tutto politico: «Lo Stato palestinese deve imporre la sua completa autorità su Gaza e la Cisgiordania. Non chiediamo di più ma non vogliamo di meno». Infine, Abu Mazen ha messo in fila una serie di domande per ribadire l’ingiustizia della situazione in cui si trova la Palestina: «Cosa ci manca per essere il 194esimo paese membro dell’Onu? Abbiamo la terra, abbiamo la gente, abbiamo la cultura, non ci manca nulla».

In copertina: Abu Mazen, foto di archivio

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