Lollobrigida e l’invito nostalgico a «servire la patria nei campi»: si cercano mille giovani per il Servizio civile agricolo

Qualcuno lo ribattezza come la naja dell’agricoltura. Il ministro critica, però, l’associazione lessicale: «Non c’entra niente con la leva, ma è un dovere generale servire la patria e noi diamo la possibilità di farlo»

Il bando per l’arruolamento di mille ragazzi sarà pubblicato a ottobre. Si cercano forze fresche che possano «servire la patria con un’attività di valore agricolo». Parole, alla lettera, di Francesco Lollobrigida. Il ministro dell’Agricoltura, a margine del G7 di Siracusa, rilancia l’idea di un Servizio civile che veda impegnati i giovani nel lavoro dei campi. A chi lo sollecita su una somiglianza tra il suo invito a offrire le proprie braccia per la Nazione e la proposta della maggioranza di reintrodurre la leva militare obbligatoria, Lollobrigida risponde: «Sono due cose parallele». All’indomani delle dichiarazioni siracusane, dopo che qualcuno ribattezza la proposta come “la naja dell’agricoltura”, il ministro prova a stemperare: «Ci sono alcuni giornali che tendono a non capire o a non approfondire. È un dovere generale servire la patria. Ci sono tante attività che si possono fare con il Servizio civile, noi diamo la possibilità di farlo anche nel mondo agricolo e della pesca. Non c’entra niente con la leva».


L’invito nostalgico al ritorno nelle campagne era stato già fatto un anno fa, sempre da Lollobrigida, che aveva anche firmato un protocollo di intesa interministeriale a riguardo, insieme al collega Andrea Abodi. Adesso, la Stampa riporta le cifre dell’operazione: 7 milioni di euro per far lavorare nei campi mille giovani dai 18 ai 28 anni. Si attende che le imprese presentino i progetti per accaparrarsi le braccia dei ragazzi. I quali imbracceranno falce e… (ah no!) per 507,30 euro mensili. Gli obiettivi del protocollo che istituisce il Servizio civile agricolo appaiono, intanto, ambiziosi: «Porre fine a ogni forma di povertà nel mondo. Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile. Assicurare la salute e il benessere per tutti. Rendere le città e gli insediamenti umani sicuri, resilienti e sostenibili». Certo è che suona un po’ come un ossimoro il sogno di debellare la fame e sfamare le città, affamando invece dei ragazzi che, per 507,30 euro, possono diventare i nuovi “braccianti d’Italia”.


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