Landini contro Landini: benedice il nuovo contratto del commercio, ma poi mette in cassa integrazione i suoi
Una società di medie dimensioni, che fa assistenza fiscale ai clienti, con 2,2 milioni di fatturato, 35 dipendenti e alla fine del 2023 anche un piccolo utile di 16.389 euro. Poi i sindacati nazionali portano a casa un buon rinnovo del contratto del commercio con cui sono inquadrati i suoi dipendenti e la società maledice quei salari cresciuti ed entra in crisi. E sceglie per ora di mettere in cassa integrazione a rotazione i suoi dipendenti per 12 settimane. Una storia certo non isolata, e chissà quanti imprenditori di fronte alle prime difficoltà avranno preso la decisione di tagliare anche in questo modo i costi del personale. Ma questo che raccontiamo su Open è un caso diverso da tutti gli altri. Perché l’imprenditore che ha preso questa decisione è la Cgil di Maurizio Landini.
Il verbale sulla cassa integrazione firmata il 25 settembre davanti a una commercialista
Ad avere firmato il 25 settembre scorso nello studio della commercialista perugina Paola Calzoni il verbale d’accordo sulla cassa integrazione ordinaria sono stati infatti i vertici della Servizi e tutela srl di Perugia, interamente controllata dalla Cgil e guidata dal presidente Vincenzo Sgalla, che fino a poco più di un anno fa era anche il segretario della Cgil in Umbria. Nel verbale si spiega che quest’anno i contribuenti umbri non sono corsi dalla società della Cgil per farsi assistere nelle loro dichiarazioni dei redditi o nelle pratiche fiscali. E che «in proiezione in questi ultimi tre mesi dell’anno 2024 le pratiche che si andranno ad elaborare non consentiranno di coprire le ore di lavoro di tutto il personale». Per questo motivo dal 7 ottobre prossimo partirà per 12 settimane la cassa integrazione ordinaria per «un numero massimo (in via cautelativa) di 35 unità lavorative che saranno sospese dal lavoro e/o lavoreranno ad orario ridotto». L’azienda si è impegnata a «verificare la possibilità di realizzare le sospensioni dal lavoro con modalità di rotazione» e anche a corrispondere ai lavoratori in cig una integrazione a proprio carico in modo che nessuno perda i soldi che immaginava di incassare lavorando.
Per combattere la crisi si cercano nuovi clienti fra badanti, eredi e partite Iva
Secondo i vertici della società della Cgil la speranza che la cassa integrazione non duri oltre le 12 settimane viene dalla possibile ripresa nel medio periodo grazie a «una sensibile intensificazione di natura commerciale finalizzate al potenziamento e all’incremento dei servizi prestati in particolare modo nei settori delle successioni e della gestione del personale domestico (badanti) e delle partite Iva forfettarie». Dunque, ora la Cgil in Umbria andrà a caccia di eredità, badanti e partite Iva. Per sostituire la clientela più corposa che è venuta a mancare: quella che pagava le pratiche per ottenere quel reddito di cittadinanza.
Il dramma della società della Cgil per l’aumento dei salari con il nuovo contratto
Se il verbale è generico, il problema sui dipendenti era già stato ipotizzato dal presidente della società Cgil nella relazione che accompagna il bilancio 2023 della Servizi e tutela srl. Perché se da una parte si scriveva che «nel 2023 si è registrata una performance finanziaria positiva, evidenziando una crescita dei ricavi e una gestione oculata delle spese», dall’altra si segnalava che «l’aumento dei salari, a seguito del rinnovo del contratto commercio, ha determinato l’esigenza di una rivisitazione dei costi». Quindi da una parte la Cgil facendo il suo lavoro come sindacato ha portato a casa il rinnovo del contratto del commercio con un aumento dei salari. Dall’altra parte però come imprenditore accusa quel contratto di avere fatto lievitare i costi del personale in modo non sopportabile.
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