In Evidenza Cop29Donald TrumpGoverno Meloni
CULTURA & SPETTACOLOMusicaNetflixPuff DaddyRapSuoni e VisioniTv

50 Cent prepara un documentario su Puff Daddy: «Scommetto che ora mi credete!». Eminem e il racconto delle violenze in rap

26 Settembre 2024 - 15:25 Gabriele Fazio
50 Cent sarà produttore esecutivo, in un'intervista l'invito a non considerare Puff Daddy rappresentante di tutta la scena rap

«Scommetto che ora mi credete!» tuona 50 Cent su X, in un post per annunciare l’inizio delle riprese di un documentario che dovrebbe fare piena luce sulla vicenda Puff Daddy, arrestato per tratta di esseri umani e racket. La docuserie, che andrà in onda su Netflix, sarà diretta da Alexandria Stapleton e mentre Curtis James Jackson III, ovvero 50 Cent, sarà il produttore esecutivo. «Questa è una storia con un impatto umano significativo. È una narrazione complessa che abbraccia decenni, non solo i titoli o le clip viste finora – racconta il rapper a Variety – Restiamo fermi nel nostro impegno di dare voce a chi non ha voce e di presentare prospettive autentiche e ricche di sfumature. Sebbene le accuse siano inquietanti, invitiamo tutti a ricordare che la storia di Sean Combs non è la storia completa dell’hip-hop e della sua cultura. Il nostro obiettivo è garantire che le azioni individuali non oscurino i contributi più ampi della cultura». Per 50 Cent sembra essere diventata quasi una questione personale, anche perché lui fu uno di quelli che preannunciò pubblicamente che qualcosa di sospetto stesse avvenendo nei famosi White Party di Diddy (così soprannominato Puff Daddy). All’epoca, 50 Cent infatti condivise una clip su X che mostrava il rapper della Bad Boy Records Mark Curry che sosteneva che Combs (così all’anagrafe Puff Daddy) avesse messo qualcosa in una bottiglia di champagne servita alle sue feste prima che le donne lo bevessero. Non possiamo sapere se il documentario rappresenterà la nuova frontiera del dissing, d’altra parte la guerra tra 50 Cent e Puff Daddy ha radici assai antiche ormai, ma si può supporre che all’interno di quei dissing (varrà anche per quelli di casa nostra?) qualcosa di autentico ci sia.

I dissing di Eminem

A questo proposito negli ultimi giorni, da quando il Vaso di Pandora si è scoperchiato e le nefandezze di Puff Daddy, sulle quali pochi dubbi sono rimasti avendo anche materiale video inequivocabile (il rapper e producer infatti è tenuto sotto controllo nel carcere di Manhattan per paura che si possa uccidere), sono venute fuori praticamente giornalmente e fino a ieri, si cominciano a tirare le somme. Eminem per esempio, è dal 1999 che dissa Puff Daddy per la sua condotta, per il suo approccio alla disciplina rap, strettamente legata al mondo degli affari. Ma nell’ultimo album The Death of Slim Shady (Coup de Grâce), uscito lo scorso luglio, i riferimenti alle accuse per le quali oggi Diddy si trova in prigione sono decisamente frequenti, una sorta di avviso rimasto però incastonato in una narrazione rap, quindi non ufficiale, forse considerata quasi letteraria. Invece Eminem fu piuttosto specifico: «Next idiot ask me is getting his ass beat worse than Diddy did Cassie / But on the real, though she probably ran out the room with his f**kin’ dildo (Come here) / He try to field goal punt her, she said to chill (No)» rappa in Antichrist, ironizzando sul video, da poco diffuso dalla CNN, in cui Puff Daddy picchia l’ex fidanzata Cassie Ventura. In Bad One invece canta: «This is subterfuge, just to screw with you / And yeah, this much is true / This sounds like something that Puff would do / At a party with Aaron Hall ’cause I just love to f**k with you […] The f**king bomb, word to Puffy, I’m / I’m blowing up like Kid Cudi’s car / In front of his house where all his buddies are», facendo riferimento ad un’altra accusa smossa dalla ex, che ha riferito alle autorità non solo le violenze subite ma anche il fatto che Puff Daddy avrebbe fatto esplodere la macchina di Kid Cudy, suo collega, solo per averle dedicato attenzioni considerate dall’ex compagno eccessive. In Fuel invece dice: «I’m like an R-A-P-E-R (Yeah) / Got so many S-As (S-As), S-As (Huh) / Wait, he didn’t just spell the word “rapper” and leave out a P, did he? (Yep) / R.I.P., rest in peace, Biggie / And Pac, both of y’all should be living (Yep) / But I ain’t tryna beef with him (Nope) / ‘Cause he might put a hit on me like, “Keefe D, get him” / And that’s the only way you’re gonna be killing me», la parola «Rapper» quindi sillabata senza una «R», diventando quindi «Raper», in slang sinonimo di stupratore. Ma non solo, in queste barre Eminem veicola anche la teoria secondo la quale Puff Daddy alla fine degli anni ’90 avrebbe messo una taglia sulla testa di Tupac e Biggie. Keefe D, condannato per l’omicidio di Tupac, avrebbe confessato di aver ricevuto un’offerta di un milione di dollari da Puff Daddy per commettere il reato.

Leggi anche:

Articoli di CULTURA & SPETTACOLO più letti