Il Cremlino prova a spegnere le paure delle armi nucleari russe: «Non è in programma un aumento dell’arsenale»

La modifica della dottrina nucleare ha messo in allerta i Paesi vicini alla Russia. E da Mosca arrivano tiepide rassicurazioni

Prima la modifica alla dottrina militare, per ampliare le possibilità di utilizzo di armi nucleari. Poi la rassicurazione dal Cremlino: non ci sarebbe in programma un aumento dell’arsenale. Nelle ultime ore il presidente russo Vladimir Putin ha riaperto la discussione sull’arsenale atomico in maniera prepotente. Adottando, però, una strategia che sembra richiamare lo stile del “bastone e della carota”. Minacce concrete seguite a stretto giro da abbassamento della tensione internazionale, sostenendo che il rischio che accada qualcosa di concreto sia minimo.


L’arsenale intoccato

«Piani di questo tipo non sono stati discussi». L’aumento dell’arsenale nucleare per il Cremlino al momento è fuori discussione. Almeno queste sono le parole che il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha rilasciato a margine del Consiglio di sicurezza russo. Quello stesso consiglio da cui, nella giornata di ieri mercoledì 25 settembre, era stato lo stesso presidente russo ad annunciare alcuni cambiamenti a livello di dottrina atomica. Aggiungendo alcune casistiche: in caso di attacco alla Bielorussia, di grave minaccia di aggressione o di un massiccio attacco con armi convenzionali che mini l’esistenza stessa del Paese. Ma è previsto l’utilizzo anche solo in via preventiva, in caso di informazioni verificate su possibili lanci «massicci di armi aeree e spaziali e sul superamento del confine di Stato». Non è ancora chiaro se le modifiche saranno rese pubbliche o no, ha spiegato Peskov.


Le minacce ai «Paesi ostili»

Un atto, deciso dal Consiglio di sicurezza presieduto dallo stesso Putin, che secondo lo stesso Peskov dovrebbe essere considerato un segnale per i Paesi ostili. Per avvertirli «delle conseguenze se partecipano a un attacco al nostro Paese con vari mezzi, e non necessariamente nucleari». La scelta di adoperare il nucleare, però, dovrà essere valutata di caso in caso ed esaminata insieme ad altri fattori. Anche se, ha spiegato il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev, la decisione finale ricade sempre e comunque sulle spalle di Vladimir Putin. «L’aggressione contro la Russia da parte di un paese non nucleare, ma con la partecipazione o il supporto di un paese nucleare, è stata proposta per essere vista come un loro attacco congiunto», ha scritto su Telegram. «È chiaro a tutti di quali paesi stiamo parlando», con chiaro riferimento a Ucraina e Stati Uniti. Che, prosegue Medvedev, sono indicati come i responsabili della tensione attuale: «Si tratta di qualcosa su cui riflettere per il marcio regime neonazista (in Ucraina, ndr) e per tutti i nemici della Russia, che stanno spingendo il mondo verso un disastro nucleare».

La situazione sul campo di battaglia

Intanto, mentre il Cremlino minaccia i Paesi nemici a suon di massime di Orazio, sul campo la Russia avrebbe conquistato la cittadina di Ukrainsk, nella regione del Donetsk. Ad annunciarlo è il ministero della Difesa di Mosca. L’esercito russo avrebbe pi distrutto 250 velivoli colpendo un sito di produzione di droni nelle vicinanze della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Durante la notte, secondo fonti ucraine, sono stati registrati bombardamenti nelle regioni di Ivano-Frankivsk, Odessa, Cherkasy, Chernihiv, Vinnytsia e Starokostiantyniv. Gli obiettivi sarebbero stati un aeroporto militare e numerose «strutture energetiche che sostenevano il funzionamento di imprese del complesso militare-industriale».

Il paradosso del confronto con il Medio Oriente

Ma il Cremlino tiene alta l’attenzione anche sugli altri fronti mondiali, in aprticolare quell in Medio Oriente. «Gli sviluppi nella regione dimostrano ancora una volta che le soluzioni per risolvere crisi devastanti, anche in Libano, possono essere trovate solo attraverso il dialogo», ha affermato il vice ministro degli Esteri russo Sergey Vershinin. Da qui la proposta di un cessate il fuoco: «Chiediamo di porre fine immediatamente alle ostilità, per impedire un ulteriore spargimento di sangue e creare le condizioni per riportare il processo di risoluzione su binari politici e diplomatici». Probabilmente, oltre che un commento sull’effettiva situazione del conflitto tra Israele ed Hezbollah, un riferimento nascosto alla guerra russo-ucraina. «In un’atmosfera estremamente tesa è particolarmente importante mostrare la massima moderazione ed evitare provocazioni che cercano di aggiungere più fuoco al conflitto», ha concluso Vershinin. Un commento che certo stona con la decisone del Consiglio di sicurezza riguardo al nucleare.

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