Marco Travaglio: quando Giuliano Ferrara girava con la bandiera della Palestina

Il direttore del Fatto e il massacro di Sabra e Chatila: «Voleva denunciare i crimini di Israele»

Nelle more della polemica per le vignette «antisemite» del Fatto Quotidiano oggi il direttore Marco Travaglio rievoca un episodio della gioventù di Giuliano Ferrara. Ovvero l’epoca in cui Ferrara era capogruppo del Pci a Torino, «tutto kefiah e odio per Israele (antisemita, direbbe oggi)». Il 19 settembre del 1982, dopo la strage di Sabra e Chatila, Ferrara voleva «denunciare i crimini di Israele» e dedicare un concerto dell’orchestra di Luciano Berio «al popolo palestinese». Ma non si può come gli spiega l’assessore alla cultura cittadino Giorgio Balmas, perché «il concerto ipersperimentale è tutto calibrato al centesimo di secondo: 300 orchestrali sparsi per la piazza, trombettisti appesi alle finestre, Berio che dirige a distanza con speciali ricetrasmittenti».


«Ma che vuole quello stronzo?»

Ma Ferrara non ci sta. Si arrampica sul palo del palco, mostra i pugni e dà persino un calcio al suo cane lupo. Corre da Berio, che però non se lo fila. A quel punto un funzionario dice: «Ma che vuole quello stronzo?». E lui lo atterra con un pugno. A quel punto chiama un cronista della Stampa, che il giorno dopo accuserà Berio di non aver voluto dedicare il concerto ai palestinesi perché sua moglie è ebrea. Chiede anche di cacciare Balmas. Ma nessuno se lo fila. A quel punto decide di dimettersi lui: « Balmas, col suo comportamento stupido e immorale, lede la dignità democratica e antifascista di Torino, offendendo i martiri palestinesi». Lascia il Pci. Da lì andrà prima al Psi e poi a Forza Italia.


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