Scuola negata alle isole Tremiti: la maestra rifiuta di trasferirsi e sette bambini rimangono a casa

Quella dell’infanzia è chiusa dal 2003. Un’altra decina di ragazzi, residenti alle Diomedee, frequentano elementari e medie sulla terraferma

Due le maestre nominate e altrettanti rifiuti. Così dal 16 settembre, giorno di riapertura in Puglia delle scuole, sette bambini di tre anni delle isole Tremiti sono costretti a rimanere a casa. L’anno scolastico 2024-2025 doveva essere quello della riapertura dell’istituto d’infanzia, chiuso dal 2003, ma per adesso non sarà ancora così.


Il caso

Nel 2011-2012 era arrivata anche la chiusura della scuola elementare dopo che l’ultimo bambino che doveva frequentare la quinta classe si era trasferito con la famiglia sulla terraferma. La riapertura dell’infanzia, nell’intento dell’amministrazione isolana, doveva rappresentare un segno, una lotta contro lo spopolamento: delle cinque isole solo due sono abitate, San Nicola, dove hanno sede la scuola e il comune, e San Domino dove invece sono dislocate diverse strutture turistiche. Così sette famiglie avevano deciso a febbraio di iscrivere i loro piccoli alla scuola d’infanzia chiusa dal 2003.


La sindaca delle Tremiti Annalisa Lisci al Corriere spiega: «Riaprire la scuola dell’infanzia è anche un primo passo per riaprire la scuola elementare». Oltre ai sette piccoli, ci sono anche 10 bambini più grandi, residenti alle Diomedee, che devono frequentare le elementari e le medie e che per questo si recano sulla terraferma con un genitore. Tornano solo nel fine settimana a casa.

Una madre: «Costretta a trasferire il bambino dai nonni»

Simona L’Ittero, una madre di uno dei 7 bambini e dipendente comunale alle isole, racconta: «Da lunedì scorso mio figlio di due anni e mezzo è dai nonni a Termoli con la speranza di tornare qui. Se non apre la scuola nelle isole non sappiamo come fare. Sia io che mio marito lavoriamo qui e non possiamo licenziarci per trasferirci sulla terraferma e non possiamo neanche non far frequentare la scuola al bambino. Saremo costretti a trasferirlo dai nonni e raggiungerlo ogni tanto».

L’ansia è condivisa dalla sindaca Lisci: «C’è preoccupazione che la scuola non possa riaprire. Tutti, compresa la dirigente dell’istituto di Rodi Garganico da cui dipende la nostra scuola, ci dicono di attendere. Ma la paura che la scuola che la scuola non possa riaprire è molto alta. Speriamo che qualche maestra accetti».

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