Usa, più di 700 bambini e adolescenti arrestati dopo le minacce di sparatorie nelle scuole. Detenuti anche a soli 10 anni

Secondo un’inchiesta del Nyt sono accusati di aver minacciato gli istituti in almeno 45 Stati. I giovani imitano gli attentatori diffondendo immagini violente sui social

Sono più di 700 gli arresti. Ma a sorprendere non è tanto il numero, comunque impressionante, ma l’età delle persone fermate: il 10 per cento aveva 12 anni o meno. Negli Stati Uniti è allarme per le minacce contro le scuole che passano attraverso i social media e le app di messaggistica. E molto spesso gli autori sono dei giovanissimi che imitano le notizie degli attentati e diffondono immagini violente con armi, elenchi di scuole e minacciosi avvertimenti di rimanere a casa. Secondo un’analisi del New York Times sono 45, su 50, gli Stati coinvolti. Solo tre settimane fa due insegnanti e due studenti sono stati uccisi alla Apalachee High School in Georgia, la sparatoria scolastica più letale della storia dello Stato.


Detenuti anche a 10 anni

Il Nyt riporta il caso avvenuto in una periferia dell’Ohio. Un bambino di 10 anni aveva inviato un messaggio Snapchat dal suo telefono ai suoi amici, dicendo che ci sarebbero state delle sparatorie in diverse scuole nelle vicinanze. Risultato? La polizia l’ha preso in custodia e non l’ha rilasciato se non dopo 10 giorni. È stato accusato di procurato allarme.


Le conseguenze nelle scuole

Le minacce e i falsi allarmi diffusi online hanno terrorizzato gli studenti e i loro genitori. Così è crollata la frequenza nelle scuole e decine di campus sono stati obbligati a una chiusura temporanea. Alcuni istituti hanno cancellato le parate di fine anno, i balli delle scuole medie e le partite di calcio del venerdì sera. Nella sola Georgia, 98 studenti in 56 contee sono stati presi in custodia nelle due settimane successive all’attacco del 4 settembre alla Apalachee High School.

Le indagini

I social si prestano con facilità alle imitazioni violente e alla diffusione, anche inconsapevole, di panico. La mole di dati e minacce da esaminare sarebbe però tale da costringere le autorità agli straordinari come hanno dichiarato in diverse interviste una dozzina di procuratori, consulenti per la sicurezza scolastica e sovrintendenti distrettuali. «Il numero di minacce ricircolate, condivise e ripostate che stiamo vedendo è un numero mai visto prima», ha dichiarato Theresa Campbell, fondatrice e amministratrice delegata di Safer Schools Together, che si occupa di formare le forze dell’ordine e le scuole su come gestire le minacce e gestisce un database di post sui social media di tutto il mondo. Anche se la maggior parte delle minacce si rivela poi infondata, le autorità non possono sottovalutare nessun caso.

I dati

Secondo Everytown for Gun Safety, un gruppo per il controllo delle armi, gli episodi di spari nelle scuole dal 4 al 20 settembre sono rimasti al di sotto della media degli ultimi anni. Ma a diffondere allarme e ansia nella popolazione sono le minacce online che sono cresciute in modo esponenziale. Il Nyt riporta che in una settimana di settembre, le scuole dell’Arizona hanno ricevuto il 156% in più di minacce rispetto alla stessa settimana dell’anno precedente. Una contea della periferia di Orlando, in Florida, ha accusato 24 studenti di minacce di secondo grado nei primi 28 giorni di scuola. In Ohio, un centro statale per la sicurezza scolastica ha già ricevuto più segnalazioni di minacce quest’anno che in tutto il 2023, la maggior parte in questo mese. Secondo alcuni esperti, le minacce nelle scuole erano già in aumento prima di quest’anno scolastico. A conferma di ciò arriva l’analisi di Don Beeler di TDR Technology Solutions: «Cinque anni fa, la media era di 29 minacce al mese. L’anno scorso la media era di 785 al mese». La sua è una società di software che tiene traccia delle minacce incrociando i dati delle scuole, della polizia e dei notiziari. Il lunedì successivo alla sparatoria in Georgia, ha detto, 500 scuole erano minacciate.

I problemi delle nuove generazioni

Gli esperti sostengono che le nuove generazioni di giovani devono affrontare problemi mai vissuti prima da quelle passate. Questi problemi potrebbero perciò aumentare la tendenza già in corso. Tra i fattori scatenanti l’ondata di violenza online ci sarebbero gli effetti duraturi dello stress e dell’isolamento degli studenti a causa della pandemia, la proliferazione dei social media nelle loro vite e la pervasività della violenza di alto profilo, dalle sparatorie nelle scuole ai tentativi di attentati politici, come quelli di Donald Trump a luglio e a settembre.

Ma come deve rispondere la polizia?

Gli arresti di giovanissimi, addirittura di bambini, non ha potuto che attirare le critiche di parte della popolazione statunitense. Un’altra fazione sostiene invece i metodi più “coercitivi”. La scorsa settimana lo sceriffo della contea di Volusia, in Florida, si è attirato sia elogi che condanne a livello nazionale per aver pubblicato i nomi e le immagini di diversi bambini accusati di aver minacciato le scuole. Christopher Wren, un detective della polizia di Phoenix, teme che l’arresto di così tanti bambini possa danneggiare gli sforzi per costruire la fiducia nei giovani. Un impatto che li allontanerebbe anche da eventuali percorsi di cura: «Non è necessario che molti di questi ragazzi vadano in prigione. Questo fa tornare indietro le cose, senza dubbio», ha dichiarato. Per Dewey G. Cornell, psicologo clinico forense e professore di educazione presso l’Università della Virginia, le forze dell’ordine dovrebbero prendere in considerazione diversi fattori, tra cui l’età dello studente, la natura della minaccia e l’intento che la sottende. «Trattare tutte le minacce allo stesso modo non è una buona pratica», ha spiegato Cornell. Alyse Ley, psichiatra infantile e adolescenziale presso la Michigan State University e direttrice di un programma volto a prevenire la violenza mirata degli adolescenti, ha affermato che «il comportamento è un modo di comunicare» e che è compito degli adulti capire cosa gli studenti stanno cercando di dire. «Ultimamente», ha aggiunto, «sembra che “i ragazzi stiano gridando aiuto».

In copertina: Il memoriale degli studenti morti nella sparatoria alla Apalachee High School di Winder, in Georgia (EPA/Erik S. Lesser)

Leggi anche: