Carola Rackete: «Vi spiego perché essere di sinistra significa sostenere l’Ucraina»

L’ex capitana della Sea Watch spiega il suo voto al Parlamento Europeo

Essere di sinistra vuole dire stare dalla parte degli oppressi. Per questo l’Ue deve dare armi all’Ucraina. Carola Rackete, eletta al Parlamento Europeo con Die Linke, parla oggi in un’intervista a La Stampa del suo voto sul sostegno militare a Kiev. «Nel nostro gruppo ci sono posizioni diverse e la mia è allineata con quella dei partiti della sinistra scandinava: Finlandia, Svezia e Danimarca. Essere di sinistra vuol dire essere solidali con i popoli oppressi ed essere contro le dittature, che si tratti di Russia, Venezuela o Siria. Bisogna stare con questi popoli e ascoltare le loro esigenze. Io l’ho fatto con gli ucraini, con i movimenti progressisti del Paese: sono loro a dirci quanto sia importante ricevere le armi per difendersi. Per questo ho votato a favore della risoluzione».


Il voto di Carola

L’ex capitana della Sea Watch spiega che «non c’è pace senza giustizia. Se smettiamo di fornirle le armi, a un certo punto l’Ucraina non potrà più difendersi e finirà per essere occupata dalla Russia. Milioni di persone saranno costrette a fuggire e milioni di persone si ritroveranno a vivere sotto una dittatura. Chi dice stop alle armi per arrivare alla pace, non cerca la giustizia. Anche io voglio la pace, anche gli ucraini vogliono la pace: non sono stati loro a chiedere di essere invasi! Ma serve una pace giusta. E la precondizione per la pace è che Putin ritiri le sue truppe dal territorio ucraino. Per questo dobbiamo sostenere la richiesta di autodifesa che arriva da Kiev».


Ed è giusto che si usino le armi occidentali per colpire in territorio russo: «Da due anni e mezzo la Russia bombarda le infrastrutture civili in Ucraina, provocando vittime innocenti. Se vogliamo aiutarli a difendersi in modo efficace, non possiamo dire loro: aspettate che i missili attraversino la frontiera e arrivino sopra le vostre teste. Dobbiamo consentire agli ucraini di distruggere gli obiettivi militari dai quali partono gli attacchi. Di questo parlava la risoluzione, non avrei mai votato a favore di un testo che chiedeva di bombardare i civili… ».

Il sostegno con il freno a mano tirato

Nel colloquio con Marco Bresolin Rackete spiega che «molti Paesi e molte persone in Europa dicono di sostenere l’Ucraina, ma lo fanno con il freno a mano tirato. Se siamo d’accordo su chi ha ragione e chi ha torto, non possiamo che agire in questo senso. Io sono da sempre critica nei confronti della Nato, ma in questo caso la situazione è chiarissima: è la Russia che ha invaso l’Ucraina, per la seconda volta, dopo averlo fatto anche in Georgia. Putin non riconosce la sovranità dell’Ucraina e la vuole distruggere. C’è un popolo chiaramente oppresso ed è un nostro dovere aiutarlo a difendersi».

La Nato

A Rackete non piace tanto l’Alleanza Atlantica: «Resto critica nei confronti della Nato per gli errori commessi, specialmente in Nord Africa o nell’ex Jugoslavia. Ma essere di sinistra vuol dire essere al fianco degli oppressi, siano essi in Palestina, in Kurdistan o in Ucraina. Io sto con la gente di Hong Kong e di Taiwan, con il diritto all’autodeterminazione e con la democrazia. Non è questione di Est o di Ovest, di Russia o di Nato. È una questione di imperialismo. Bisogna aiutare chi è più debole a difendersi dai soprusi dei più forti e la Russia è chiaramente più forte dell’Ucraina». Mentre le minacce nucleari potrebbero essere «un bluff. Spesso ci dimentichiamo che gli unici ad aver sganciato una bomba atomica sono stati gli Usa, la Russia non lo ha mai fatto».

Leggi anche: