Arrestato perché «ha svaligiato una gioielleria in Svizzera». Ma lui non era a Lugano ma a Roma: la brutta disavventura di un muratore innocente
Un incubo, durato 24 ore, ma in cui ha pensato al peggio. Questa la disavventura di A.C., 44enne romeno residente a Roma, che lo scorso 24 settembre è stato arrestato, mentre si trovava a lavoro, e portato in carcere, a Regina Coeli. Su di lui è stato spiccato un mandato di cattura internazionale, dovuto probabilmente, secondo quanto riporta Repubblica Roma che ricostruisce il caso, a un errore del sistema AI svizzero.
Il mandato d’arresto dal Canton Ticino e l’errore
«Al mio assistito – racconta al quotidiano l’avvocato Manrico Pensa – venivano contestati due furti, di cui uno in una gioielleria. Uno commesso il 28 giugno a Lugano, l’altro il 5 luglio del 2024 ad Ascona». Il muratore specializzato, assunto regolarmente, risultava quel giorno regolarmente al lavoro. «Abbiamo subito cercato di capire cosa fosse successo perché il sospetto di un errore giudiziario era forte. Anche perché non c’era alcun legame nemmeno con il presunto complice. Per questo, in maniera poco usuale, il 25 settembre ho scritto direttamente alla procura del Canton Ticino allegando anche le prove che documentassero l’effettiva presenza del mio assistito a Roma sul luogo di lavoro», ha raccontato il legale. Dopo enti minuti arriva la risposta del procuratore generale elvetico Moreno Capella: «Le confermo che l’ordine di arresto è stato revocato. Per un probabile disguido amministrativo la precedente decisione di revoca datata 4 settembre non è giunta a corretta destinazione». Quindi per la procura elvetica l’uomo non doveva più esser arrestato da almeno venti giorni. A. C. per si trovava bloccato a Regina Coeli, con l’incubo di una estradizione imminente. Secondo quanto precisa Repubblica nel tardo pomeriggio del 25 settembre la IV sezione della corte di Appello di Roma, dopo aver ricevuto una nota dal dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, ha revocato la custodia cautelare in carcere per il cittadino romeno, disponendo l’immediata scarcerazione. Ancora però come ci sia finito dietro le sbarre è un mistero. O meglio, un sospetto c’è: secondo il legale alla base dell’errore potrebbe esserci un errore dettato dall’intelligenza artificiale che avrebbe individuato il 44enne dentro le immagini del circuito di videosorveglianza. Incolpandolo, mentre lui, ignaro, svolgeva tranquillamente e onestamente il suo lavoro a chilometri di distanza.
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