L’ira di Conte su Elly Schlein: «Ci ha preso per cespugli del Pd? Chi apre a Renzi vuole distruggere l’M5s»

L’ex premier durissimo contro i Dem a “Accordi e Disaccordi”. E sul leader Iv: «Pagato da governi stranieri, mai alleati con lui»

Al mattino sulla carta, alla sera in tv. Con due interviste a distanza di poche ore Giuseppe Conte seppellisce il progetto di campo largo dal M5s sino a Italia Viva cui Elly Schlein ha lavorato per tutta l’estate. Troppo profondo il solco col partito di Matteo Renzi, certo, ma pure quello che pare essersi creato tra Conte e la stessa Schlein. «Non si può andare avanti a colpi di ipocrisia: ci sono dei problemi col Pd», scandisce l’ex premier ai microfoni di di “Accordi e Disaccordi”, il talk show in onda stasera sul Nove. Per Conte «il pensiero che non viene esplicitato è: noi del Pd, forti del risultato delle elezioni europee, possiamo arrivare anche al 30%, e tutte le altre forze politiche si predisporranno con meccaniche di resistibilità a fare i cespugli per consentirci di governare in alternativa alla Meloni. I segnali e gli indizi vanno in questa direzione». Un duro affondo contro i dem, insomma, che fa seguito di poche ore a quello lanciato questa mattina dalle colonne del Corriere della Sera.


L’incompatibilità con Renzi

«È possibile che stai lavorando con il Pd e con Avs e da un giorno all’altro ti ritrovi Matteo Renzi senza neppure essere stato avvertito che questa è la scelta del Pd? Lo chiariscano, a questo punto non sono io che devo porre un veto, Schlein deve dire: io voglio stare con Matteo Renzi. Lo dica esplicitamente», attacca Conte. «Se vuole averci alleati, ci deve parlare chiaramente. È questo è il suo progetto? Noi non ci staremo. Ma non possiamo ritrovarcelo a tutti i tavoli nonappena ci giriamo dall’altra parte». Ma qual è esattamente il problema che Conte ha nei confronti di Renzi? Personale? Politico? Un mix delle due cose? «Io ci faccio dieci partite a pallone con Matteo Renzi», dice l’ex premier alludendo alla foto che ritraeva Renzi e Schlein abbracciati con la maglia della Nazionale politici lo scorso 17 luglio. «Ma la politica – è la teoria di Conte -non la possiamo fare con Matteo Renzi, perché Matteo Renzi realizza la contaminazione tra affari e politica. Matteo Renzi, pur essendo parlamentare, tenacemente volendo stare in Parlamento, si fa pagare da governi stranieri. Come potete pensare che noi si possa governare con Matteo Renzi?». Insomma, precisa Conte ad “Accordi e Disaccordi”, quello sul leader di Italia Viva «non è un veto personale, ma su un modo di far politica che noi contrastiamo».


Quei sospetti sul Pd

D’altra parte, secondo il leader pentastellato, allargare a Italia Viva non sarebbe neppure una strategia lungimirante sul piano elettorale. «Stiamo parlando di una forza politica che ha l’1-2% e che, tutti i sondaggi lo stanno dicendo, fa a perdere 4-5 punti all’intera coalizione», sostiene Conte. Una forza oltretutto «deliberatamente orientata a distruggere il Movimento, quindi vuol dire che il Pd sta accettando che il Movimento sia distrutto», è l’affondo. Conseguenza naturale nel breve termine, dunque: la rottura delle prove di alleanza in Liguria, consumatasi di fatto già ieri. «Ad Andrea Orlando, come al Pd, abbiamo detto: non è possibile in Liguria imbarcare chi il giorno prima era a sostegno di Bucci. Come si fa a costruire un progetto alternativo? Bucci adesso è il candidato del centrodestra. Italia Viva lo sosteneva. Noi siamo per un progetto serio, credibile, affidabile».

L’ultima offerta a Beppe Grillo

Resta il dubbio se il Movimento sia allineato sulle posizioni di Conte, tallonato nelle ultime settimane sul fronte interno dalla “fronda” ordita dal fondatore Beppe Grillo, che teme di essere definitivamente esautorato nella prossima Assemblea costituente. Teme Conte nuovi colpi di cosa del Garante, dopo gli affondi delle scorse settimane? «Stiamo facendo il processo costituente, Grillo si è espresso, immagino che continuerà a esprimersi, c’è una comunità, adesso dobbiamo sentire una comunità», è la risposta tutto sommato diplomatica di questa sera dell’ex premier. Secondo cui «non conta il pensiero di Beppe Grillo, non conta il pensiero di Giuseppe Conte: mi sono fatto da parte io con tutto il gruppo dirigente ed è giusto che si faccia da parte Beppe Grillo o perlomeno che si esprima, ma senza intralciare e sabotare il processo costituente». E chissà se a Genova ci saranno orecchie pronte ad accogliere l’appello alla responsabilità.

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