Beirut, nuovo raid di Israele dopo l’eliminazione di Nasrallah. Tajani agli italiani: «Lasciate subito il Libano»
L’esercito israeliano ha colpito nuovamente con un «attacco mirato» la zona sud di Beirut, dove si trova il quartiere di Dahyeh considerato la roccaforte di Hezbollah. Secondo i media israeliani l’obiettivo del nuovo raid, che arriva all’indomani di quello devastante in cui è rimasto ucciso anche il leader Hassan Nasrallah, sarebbe «un funzionario» di medio livello del gruppo terroristico. Non è chiaro al momento l’esito dello strike, su cui l’Idf ha detto che fornirà in seguito ulteriori informazioni. L’esercito israeliano ha confermato stamattina di aver ucciso il leader del Partito di Dio, insieme ad altri comandanti e alti dirigenti dell’organizzazione. Eliminazione poi confermata dopo lunghe ore di incertezza dallo stesso movimento sciita, ora decapitato. Nell’operazione militare di ieri, ha fatto sapere l’Idf, sono state sganciate più di 80 bombe – del peso di una tonnellata ciascuna – sul bunker dove si trovava Nasrallah. L’attacco, sempre secondo Tel Aviv, sarebbe stato effettuato mentre i vertici di Hezbollah si trovavano nel quartier generale per «coordinare attività terroristiche contro i cittadini dello Stato Ebraico».
L’Iran: «Pronti a inviare truppe in Libano»
L’uccisione del leader di Hezbollah ha scatenato la dura reazione dell’Iran, storico armatore e finanziatore del Partito di Dio libanese. Ali Khamenei, guida suprema del Paese, è stato trasferito in un luogo definito di «alta sicurezza», da cui ha pubblicato un appello rivolto a tutti i musulmani in cui chiede di unirsi al fianco di Hezbollah. «È dovere di tutti i musulmani schierarsi con le proprie capacità al fianco del popolo libanese e del vittorioso Hezbollah e aiutarli ad affrontare questo regime usurpatore, ingiusto e malvagio», scrive Khamenei riferendosi a Israele. La guida suprema iraniana poi aggiunge: «Il massacro del popolo indifeso in Libano, da un lato, ha rivelato ancora una volta a tutti la natura brutale del cane rabbioso del sionismo e, dall’altro, ha dimostrato la miopia e la politica insensata dei leader del regime usurpatore». Nei prossimi giorni, fa sapere la rete americana Nbc, il governo di Teheran invierà alcune truppe in Libano, in risposta all’uccisione di Nasrallah da parte dell’Idf. «Possiamo inviare truppe in Libano per combattere contro Israele, proprio come abbiamo fatto nel 1981», ha fatto sapere l’ayatollah Mohammad Hassan Akhtari, vicepresidente dell’Iran per gli affari internazionali.
L’allerta in Israele e l’appello di Tajani
L’aggravarsi della crisi in Medio Oriente ha spinto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a fare nuovamente appello agli italiani che si trovano in Libano a lasciare al più presto il Paese. «Invitiamo quanto prima tutti i cittadini italiani a lasciare il Libano con i voli di linea che continuano a essere operativi dall’aeroporto di Beirut verso Milano e Roma», ha raccomandato Tajani dove Berlino, dove si trova in vista insieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Abbiamo cercato di tutelare nel modo migliore possibile i nostri militari. Abbiamo chiesto rassicurazioni al governo di Israele che ci ha fornito garanzie per quanto
riguarda i 1.200 soldati che sono al confine fra Hezbollah e Israele», ha aggiunto il capo degli Esteri. In Israele intanto ci si prepara a ogni possibile scenario, compreso quello di rappresaglie dall’Iran o da Hezbollah. «Ci aspettano giorni difficili, le truppe delle Idf sono in allerta massima, in difesa e in attacco, su tutti i fronti», ha sottolineato il capo di stato maggiore delle forze armate israeliane Herzi Halevi. In diverse zone del Paese – compresa Tel Aviv sono stati vietati gli assembramenti superiori alle 1.000 persone. E nel pomeriggio sono suonate le sirene d’allarme nel centro del Paese per un missile balistico a lungo raggio lanciato dallo Yemen dai ribelli Houthi: missile intercettato comunque dalle difese aeree al di fuori dello spazio aereo israeliano.
Continuano i raid israeliani
L’Idf ha fatto sapere che dalla scorsa notte sono stati colpiti 140 obiettivi militari e gli attacchi continueranno anche nella giornata di oggi. In tarda mattinata, una fonte della sicurezza libanese ha riferito di un nuovo attacco missilistico alla periferia di Beirut. E proprio nella capitale del Libano, riferiscono i media israeliani, l’Idf avrebbe preso possesso della torre di controllo dell’aeroporto. Un volo della compagnia iraniana Qeshm Fars Air, proveniente da Teheran e diretto in Libano o in Siria, è tornato indietro nelle prime ore di questa mattina dopo che gli è stato negato l’atterraggio a Beirut.
La risposta di Hezbollah
Dopo aver confermato la morte del suo leader, Hassan Nasrallah, Hezbollah ha annunciato che continuerà a portare avanti la sua lotta armata contro Israele: «La leadership di Hezbollah – si legge nel comunicato – giura al martire più nobile, sacro e prezioso della nostra lotta costellata di sacrifici e martiri, che continuerà il suo jihad contro il nemico, a sostegno di Gaza e della Palestina, e in difesa del Libano e del suo popolo resistente e nobile».
Israele teme ritorsioni
L’uccisione di Nasrallah fa alzare anche il livello di allerta nello Stato di Israele. Da oggi, ha riferito il ministro della Difesa Yoav Gallant, vige il divieto di assembramenti superiori a mille persone in diverse zone del Paese: «Ci aspettano giorni difficili», ha detto il colonnello Daniel Hagari, portavoce dell’Idf. «Ci sono altri compiti da portare a termine, a cominciare dal rilascio degli ostaggi prigionieri a Gaza, il rientro degli sfollati nel nord e nel sud di Israele», ha aggiunto. Le scuole continuano ad essere aperte ma, per esempio, le partite di calcio ed eventi con molte persone sono vietati. Il governo di Tel Aviv teme ritorsioni da parte di Hezbollah, il cui arsenale – fa sapere sempre l’Idf – rimane in gran parte intatto nonostante i raid israeliani. «La minaccia non è scomparsa», ha detto un portavoce dell’esercito israeliano, ed «è sicuro supporre» che Hezbollah risponderà.
In copertina: Un gruppo di donne iraniane di fronte a un poster che raffigura Ali Khamenei e Hassan Nasrallah, Teheran, 27 settembre 2024 (EPA/Abedin Taherkenareh)
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