«Volevo scoprire cosa si prova»: chi è il 17enne che ha ucciso Maria Campai a Viadana
Ha trovato il profilo di Maria Campai, 42 anni, su Bakeka, un sito di incontri. Si è accordato con lei per un appuntamento a Viadana in provincia di Mantova venerdì 19 settembre. Le ha dato appuntamento in una strada a fondo chiuso. Poi l’ha portata nel garage di famiglia, utilizzato come palestra privata. Ha avuto con lei un rapporto sessuale. Quindi ci ha discusso per motivi ancora da chiarire: forse altre richieste che la donna non voleva assecondare. E allora l’ha uccisa a mani nude e poi colpendola con i pesi del bilanciere. Il 17enne oggi in carcere al Beccaria di Milano ha trascinato il box in una recinzione per nasconderlo. E forse, con l’aiuto di altri, voleva spostarlo ancora. Mentre sul suo cellulare cercava: «Come occultare un cadavere».
L’omicidio di Maria Campai a Viadana
Secondo l’accusa basta questo a dire che il minorenne aveva premeditato l’omicidio. Studente dell’istituto tecnico di zona per diventare elettricista e praticante dello sport da combattimento Mma, il 17enne è nato ad Altamura di Bari da genitori albanesi. È il terzogenito. Una delle due sorelle e la madre sono operaie in una ditta di profumi. «Io sono Batman» si presentava sui social, con la foto Robert Pattinson nel film del supereroe. La Stampa racconta che nei video che pubblica su Youtube si mostra mentre solleva decine di chili durante gli allenamenti in palestra. Su TikTok: «Non puoi cambiare. Sarai sempre un mostro, un guerriero feroce, un assassino diventato eroe». «L’ho uccisa perché mi ha chiesto 200 euro, troppi soldi», ha detto invece quando giovedì sera ha confessato l’omicidio davanti ai carabinieri diretti dai comandanti Giorgio Feola e Giovanni Martufi.
Chi è il 17enne che ha ucciso Maria Campai
Ma le sue parole non hanno convinto gli inquirenti. Ad accertare le cause della morte sarà il medico legale Antonello Cirnelli. Lui aveva graffi sulle braccia e segni sulle mani. Dopo aver portato via il cadavere è tornato nel garage per pulire le tracce ematiche, non riuscendoci. Suo padre, nato in Albania come la moglie, assunto da una ditta che ripara i lampioni, non si è accorto di nulla. Ma la famiglia pensa che il ragazzo abbia avuto dei complici. La prossima settimana l’interrogatorio di garanzia servirà a capire se era in attesa di portare il corpo nel fiume Po, forse non da solo. Maria Campai era stata accompagnata a Viadana da Parma dalla sorella Roxane e dal suo fidanzato, un cittadino marocchino. Roxane aveva denunciato la scomparsa di Maria «dopo un colloquio di lavoro» con un uomo che le era sembrato di 25, 30 anni.
Il riconoscimento
Poi ha riconosciuto proprio quel ragazzo davanti a una farmacia di Viadana. È andata dai carabinieri, ma subito dopo è arrivato il padre di lui. Arrabbiato perché quella donna gli aveva scattato una foto. Agli atti dell’inchiesta ci sono anche le immagini delle telecamere di sorveglianza, oltre ad alcune testimonianze. Il Messaggero scrive che sui social postava lo screenshot di un giocatore che a Fortnight aveva scelto come nickname “Filippo Turetta” e uccideva Giulia Cecchettin. «Maria era a casa nostra da qualche giorno. Andava e veniva spesso dalla Toscana, dove vivono l’ex marito e i due figli. Mi aveva detto di aver conosciuto un ragazzo su internet e che si erano dati appuntamento a Viadana perché lui abitava lì. Ci ha mandato la posizione sul cellulare e siamo partiti. Quando siamo arrivate c’era un ragazzo ad aspettarci, sui 28-30 anni con gli occhiali. Maria si è allontanata con lui e mi ha detto che mi avrebbe richiamato», ha detto Roxana.
Il profilo TikTok
«L’ho riconosciuto, era lui. Al buio mi sono confusa sull’età, ma era lui», ha detto. Così è scattato il fermo. Anche se i genitori del ragazzo hanno cercato di difenderlo in un’intervista al Tg1: «Mio figlio va a scuola e basta», «Quella sera eravamo a casa». Poco meno di un anno fa su Tiktok scriveva: «Essere magro per tutta la vita mi ha fatto pensare di farla finita, non sono riuscito a trovare una ragazza (e non ci riesco ancora e ho perso fiducia in me stesso). Ma il giorno in cui ho scoperto la palestra e ho iniziato ad allenarmi e a mettere su massa muscolare ho continuato ad andare avanti e ora sono andato in palestra per un anno. Mi pento di molte cose che ho fatto, ma andare in palestra non è una di queste».
«Volevo scoprire cosa si prova ad uccidere»
«Volevo scoprire che cosa si prova ad uccidere», le parole che, secondo la Gazzetta di Mantova, avrebbe pronunciato davanti ai carabinieri, in una sorta di confessione. Il ragazzo non ha mostrato alcun segno di pentimento.
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