Segre-Seymandi: lui non è imputabile per il video dove lei viene scaricata davanti a tutti. La decisione del Garante della privacy

Dall’istruttoria inoltre emerge una verità mai emersa finora: fu il commercialista a incaricare un investigatore privato per riprendere il discorso. Ma solo per un uso molto preciso: ecco quale

Tutti ricorderanno quel video, rimbalzato sui social, dove, nella calda estate 2023, davanti alla migliore Torino il noto commercialista Massimo Segre scaricava Cristina Seymandi, accusandola di presunti tradimenti, in pubblico e soprattutto nel party in cui tutti pensavano di assistere a un annuncio di nozze. Per la diffusione di quel video Segre non è imputabile. A stabilirlo è oggi l’autorità garante per la privacy che sul caso aveva aperto un’indagine. Secondo quanto riportato da Repubblica la decisione è di pochi giorni fa. L’esperto di banche e finanza era accusato di aver condiviso davanti a tutti aspetti privati della vita dell’ex compagna. Ma è proprio l’Autorità a stabilire che non c’è alcuna violazione.


L’investigatore privato incaricato a filmare il discorso

Quel 27 luglio di un anno fa, la festa era un «evento privato non aperto al pubblico», dove tutti conoscevano la coppia. Non c’erano giornalisti o non era stata «contemplata» la loro presenza. L’obiettivo era cercare di capire chi avesse girato il video e chi lo avesse diffuso o girato ai giornali. Ed emerge una nuova verità, mai emersa finora: secondo quanto riporta Repubblica Segre aveva incaricato un investigatore privato che riprendesse il suo discorso. Non per diffonderlo ma per usarlo in un eventuale processo. Segre però non ne ha mai «autorizzato la diffusione» o un «uso differente» da quello, processuale. Nell’istruttoria non emerge che il commercialista abbia quindi fatto una «una violazione della liceità e della correttezza del trattamento» di dati personali. E se Segre non è imputabile non lo è nemmeno Cristina Seymandi, per cui «non vi è stata alcuna iniziativa» in tal senso. Quindi la vendetta, come sottolinea il quotidiano, era nata come privata e come privata rimane. Nonostante il giro della rete. E stavolta lo precisa l’Autorità, nero su bianco.


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