Papa Francesco contro Israele dopo i raid sul Libano: «Azioni immorali». L’aborto? «I medici che lo praticano sono sicari»

Le accuse del Pontefice dal volo di ritorno dal Belgio: «La difesa deve essere sempre proporzionata all’attacco. Dov’è la moralità?»

«La difesa deve essere sempre proporzionata all’attacco. Quando c’è qualcosa di sproporzionato, si fa vedere una tendenza dominatrice che va oltre la moralità». A parlare è Papa Francesco e il riferimento è a quanto sta accadendo in questi giorni in Libano, in particolare al maxi-raid di venerdì pomeriggio con cui Israele ha assassinato il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah e decimato la leadership del movimento terroristico, già colpito pesantemente con le operazioni di intelligence delle scorse settimane. Le parole del Pontefice sono state pronunciate in risposta a una domanda sul conflitto in Medio Oriente e, più in particolare, sul caos che da giorni avvolge il Libano. «La guerra è immorale», ha aggiunto Bergoglio nella conferenza stampa in volo, «ma le regole di guerra indicano una moralità». E quando «un Paese, qualsiasi Paese» usa la propria forza «in modo superlativo», quella moralità viene a mancare. Quando già accade, dice il Pontefice, «diciamo in Argentina, si vede il cattivo sangue».


L’affondo sull’aborto

Sul volo di ritorno dal viaggio in Lussemburgo e Belgio, parlando coi giornalisti, Papa Francesco ha speso parole di fuoco pure per i medici che praticano l’aborto. «Le donne hanno diritto alla vita, la vita loro e la vita dei figli», è il ragionamento di Bergoglio. «Un aborto è un omicidio, si uccide un essere umano», e pertanto, è l’affondo, «i medici che si prestano a questo sono, permettetemi la parola, sicari. E su questo non si può discutere». Altra cosa, per il Papa, «sono i metodi anticoncettivi. Sono un’altra cosa. Non confondere».


Washington: «La guerra totale con l’Iran non è la soluzione»

Papa Francesco non è l’unico a commentare oggi le recenti evoluzioni del conflitto in Libano, dove nei giorni scorsi i bombardamenti israeliani hanno portato – tra le altre cose – all’uccisione di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah. Dall’altra parte dell’oceano, a Washington, anche la Casa Bianca torna a esprimersi sulla questione. E lo fa per bocca di John Kirby, portavoce per la sicurezza nazionale: «Una guerra totale con Hezbollah o l’Iran non è il modo per riportare le persone nelle loro case nel nord di Israele in sicurezza», ha detto Kirby in un’intervista alla Cnn. In ogni caso, ha assicurato il portavoce Usa, la Casa Bianca continua «a parlare con gli israeliani su quali siano i prossimi passi giusti in Libano».

Biden insiste sulla diplomazia

Gli Stati Uniti sembrano intenzionati a insistere affinché si possa arrivare a una de-escalation che consenta di risolvere tutte le questioni aperte tramite un negoziato. «Il presidente Joe Biden continua a credere che ci sia spazio e tempo per la diplomazia», ha assicurato Kirby, aggiungendo che «il sostegno degli Stati Uniti alla sicurezza di Israele è incrollabile e questo non cambierà». Il portavoce della Casa Bianca ha però anche ricordato a Tel Aviv la necessità di non colpire i civili e le loro abitazioni. Quanto al rischio di una possibile ritorsione da parte di Hezbollah, Kirby si è mantenuto piuttosto cauto: «Gli Stati Uniti stanno osservando per vedere cosa farà Hezbollah e come cercherà di riempire il vuoto di leadership», si è limitato a dire il portavoce.

Le critiche dei Repubblicani

A guastare i piani del presidente Joe Biden, ma anche della sua vice e candidata democratica Kamala Harris, ci pensa il Partito Repubblicano. In una dichiarazione congiunta, lo speaker della Camera Mike Johnson e altri leader del Grand Old Party hanno chiesto formalmente alla Casa Bianca di «porre fine alle sue controproducenti richieste di cessate il fuoco e alla sua continua campagna di pressione diplomatica contro Israele». I vertici del Partito Repubblicano statunitense definiscono l’uccisione di Nasrallah «un importante passo avanti per il Medio Oriente». Nessuna presa di posizione, almeno per ora, da Donald Trump, che in campagna elettorale ha attaccato a più riprese l’avversaria Kamala Harris accusandola di antisemitismo.

In copertina: Papa Francesco parla con i giornalisti sul volo di ritorno verso Roma, 29 settembre 2024 (ANSA/Andrew Medichini)

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