Chi sono i veri mostri nelle stragi familiari? I record della serie tv «Monsters» e la domanda che agita gli spettatori

Schizzata al primo posto di Netflix in pochi giorni, la serie accende i riflettori non solo sull’orrore di un omicidio, ma su complesse dinamiche famigliari che sollevano interrogativi su violenza, abusi e responsabilità. Ne abbiamo parlato con Stefania Crespi, esperta di maltrattamenti in famiglia

Agli occhi del mondo erano perfetti, ma in casa si consumava l’orrore. Un pattern ricorrente nelle stragi familiari e che ritorna anche nella storia dei fratelli Erik e Lyle Menendez, condannati per l’omicidio brutale dei genitori del 20 agosto 1989. Quella tragica notte, i due ragazzi, di 18 e 21 anni, spararono a freddo ai loro genitori, in un caso che ha suscitato un ampio dibattito sociale e giuridico negli anni a seguire. Condannati all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale, i Menendez subirono due processi caratterizzati da colpi di scena e interrogativi su cosa fosse realmente accaduto all’interno della loro famiglia. Dopo aver tentato di far passare l’omicidio come un crimine mafioso, furono arrestati quando Erik confessò tutto al suo psicologo. Durante il processo, i fratelli sostennero di aver agito per difendersi da anni di abusi sessuali e psicologici da parte del padre, con la complicità passiva della madre e per paura di essere da loro uccisi. Oggi, la loro storia è diventata una delle serie Netflix più viste del momento, Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menendez di Ryan Murphy. A pochi giorni dalla sua uscita, ha registrato 12milioni e 300mila di views con 97.5 milioni di ore viste, conquistando il primo posto nella classifica delle serie più viste di Netflix.


Tra attrazione e repulsione per la mostruosità

La serie non si limita a un resoconto di eventi cruenti, ma invita a una riflessione sulle complesse dinamiche familiari e sui maltrattamenti. Il modo in cui è strutturata propone una rappresentazione della mostruosità che gioca tra attrazione e repulsione. Arriva in un momento storico in cui la spettacolarizzazione di casi simili è all’ordine del giorno, specialmente con la crescente popolarità del filone crime. Tuttavia, Monsters non glorifica la violenza né si concentra solo sull’omicidio come fine a se stesso. Allo spettatore viene messa in scena anche l’altra faccia della vita di due assassini. I dubbi, i sensi di colpa, i presunti abusi subiti. È così che Erik, schiacciato dal peso delle sue azioni, contempla il suicidio e, in un momento di vulnerabilità, si apre al suo terapeuta, rivelando il tormento che lo opprime.


L’avvocata Crespi: «La violenza sugli uomini tra stereotipi e realtà»

La serie esplora numerosi temi sociali. «Ci invita a riflettere su chi siano realmente i mostri nelle stragi familiari e a esaminare le dinamiche familiari che si celano dietro di esse», analizza a Open l’avvocata Stefania Crespi, esperta di maltrattamenti in famiglia e supporto legale a minori, donne e uomini vittime di violenza. Un aspetto cruciale che permea la narrazione, è la percezione, anche sotto il profilo legale, della violenza e degli abusi sessuali contro gli uomini. «Nella realtà, la violenza è un problema che attraversa tutti i generi, seppur in modo differente. I dati indicano che in Italia 3 milioni e 754mila uomini, corrispondenti al 18,8% del totale, hanno subito abusi sessuali nella loro vita, prevalentemente da parte di altri uomini. Si tratta di un dato probabilmente sottostimato, poiché gli uomini affrontano enormi difficoltà nel denunciare, spesso a causa di stereotipi», spiega la penalista. In qualità di legale, Crespi rappresenta anche padri in cause penali per tutelare i loro diritti genitoriali e non nega la resistenza che affrontano sia dalle forze dell’ordine nel ricevere denunce, sia dai pubblici ministeri nel procedere con i casi. «Le denunce di maltrattamenti in famiglia da parte di uomini vengono frequentemente archiviate, con l’assunto che un uomo, essendo fisicamente più forte, non possa non reagire alla violenza», racconta l’avvocata.

La sindrome della donna maltrattata: quando gli abusi diventano l’attenuante di un omicidio

Durante il processo dei fratelli Menendez, la difesa cerca di giustificare il brutale omicidio dei genitori richiamando gli abusi sessuali e psicologici subiti. «Dal punto di vista legale, vi potrebbe essere un parallelismo con la sindrome della donna maltrattata, che non riguarda solo le donne, ma tutte le vittime di maltrattamenti», afferma Crespi. «Si tratta di un disturbo psicologico paragonabile a un disturbo da stress post-traumatico, che colpisce coloro che hanno vissuto abusi prolungati», prosegue. «Un caso giuridico interessante in Italia risale al 2021, quando la Corte di Cassazione ha esaminato il caso di una donna che, sopraffatta dai maltrattamenti, uccise il suo aggressore», riporta la legale. «La Corte dettò un principio importante: va valutato se una persona che ha subito maltrattamenti per molti anni possa avere l’attenuante della provocazione, ossia se il continuo stress e la disperazione possano portare a una reazione violenza. In quel caso, nel giudizio di rinvio alla donna venne riconosciuta l’attenuante della provocazione».

Gli abusi sui minori

Qualunque sia la verità dietro ciò che viene rappresentato, Monsters fa emergere importanti questioni anche sugli abusi sui minori. «Nella serie, non vediamo solo il genitore abusante, ma anche una madre consapevole degli abusi che, nonostante l’obbligo legale di proteggere il proprio figlio, sceglie di non agire. In Italia, un’omissione di questo tipo renderebbe il genitore altrettanto responsabile delle violenze», spiega l’avvocata. Le statistiche sull’abuso infantile sono allarmanti. Secondo le stime dell’Internet Watch Foundation, 1 bambino su 5 in Europa è vittima di qualche forma di abuso sessuale, con l’80% degli abusi perpetrati da un familiare o da una persona di fiducia. L’ultimo rapporto della Direzione Centrale della Polizia Criminale rivela un aumento del 10,5% nelle denunce e negli arresti per violenza sessuale su minori dal 2010 a oggi. In questo contesto, mette in evidenza l’avvocata Crespi, Monsters «si configura non solo come la cronaca di un crimine, ma come una piattaforma che solleva interrogativi cruciali per la nostra società, sia americana che italiana, anche riguardo ai fatti di cronaca».

Leggi anche: