Silvio Garattini e la ricetta per la longevità: «Cammino a passo veloce, mangio spesso ma poco. Così si può vivere bene, a 90 anni»

Il fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri: «Come dicevano i nostri vecchi: bisogna alzarsi da tavola con un po’ di fame»

«Cerco di fare almeno 5 chilometri al giorno, anche su base annuale provo a mantenere questo obiettivo». Silvio Garattini, 96 anni tra un mese, è il presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche
farmacologiche Mario Negri. Ha scritto il suo ultimo libro, «Vivere bene», in uscita nelle librerie ed edito da San Paolo Edizioni e oggi spiega al Corriere della Sera la sua ricetta per una vita lunga e sana. La camminata, per esempio, spiega che «deve essere un’andatura relativamente rapida, altrimenti non
c’è l’effetto aerobico. Deve esserci un po’ di fatica, che consiste nel respirare in affanno e avere un aumento dei battiti cardiaci. Camminare per vedere le vetrine non è attività fisica». Ci vuole inoltre del sano egoismo, e una dieta «varia e moderata. Varia vuol dire che si deve mangiare un po’ di tutto
per ottenere i micro e i macronutrienti di cui abbiamo bisogno. In più oggi, poiché i cibi sono inquinati, mangiare una varietà di cose vuol dire evitare l’accumulo di un determinato inquinante. La varietà
però deve essere accompagnata dalla moderazione. Come dicevano i nostri vecchi: bisogna alzarsi da tavola con un po’ di fame. Le ricerche hanno mostrato che con una diminuzione del 30% di cibo,
si vive il 20% in più. Mangiare poco è un fattore di longevità».


Garattini e il digiuno intermittente

L’esperto non considera rilevante il digiuno. «Anche in questo caso alcune ricerche hanno mostrato che non c’era differenza tra chi mangiava liberamente e chi faceva passare 10-12 ore tra un pasto e l’altro. Lo ribadisco, quello che conta è mangiare poco, anche se lo faccio cinque volte al giorno l’importante è il totale». E inoltre: «Non è mai troppo tardi, anche a 80 anni si può cominciare a camminare. È sempre
meglio che stare fermi». Camminare per Garattini «comporta una migliore circolazione anche cerebrale.
E favorisce la socializzazione, l’attività fisica può essere considerata una forma di movimento collettivo. Per esempio, ci si trova a camminare insieme, a chiacchierare, favorisce le relazioni sociali». In Italia manca la cultura dello sport. «Il nostro Paese è indietro – sottolinea – e questo lo si misura valutando il fatto che nell’età giovanile, ma anche in quella adulta, abbiamo un numero rilevante di persone in sovrappeso o
con obesità».


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