Sinner, l’avvocato sul caso doping: «Ci sono buone possibilità che venga assolto»

L’esperto Giovanni Fontana si dice fiducioso ai microfoni di Radio Anch’io Sport sul buon esito del ricorso dell’agenzia mondiale antidoping contro il tennista numero 1 al mondo

«Se ci sono le prove che l’utilizzo del farmaco è stato fatto da un altro soggetto e che Sinner non sapeva niente e non ne poteva sapere niente, ci sono buone possibilità per ottenere l’assoluzione anche di fronte al Tas». Ne è certo l’avvocato Giovanni Fontana che parla ai microfoni di Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1. Il legale è fiducioso del buon esito del ricorso avanzato dall’agenzia mondiale antidoping (Wada) contro il tennista numero 1 al mondo trovato positivo lo scorso aprile alla sostanza proibita Clostebol. Un’indagine dell’Itia aveva però scagionato l’altoatesino definendo l’assunzione del farmaco come «inconsapevole»: l’atleta era entrato in contatto con l’agente anabolizzante durante i trattamenti e massaggi giornalieri del fisioterapista. A decidere le sorti del tennista sarà il Tribunale di arbitrato dello sport di Losanna.


L’esperto: «Non è colpevole»

Fontana ha una lunga esperienza nelle questioni giuridiche legate al doping. Precisa che «la Wada ha un ruolo fondamentale e non facile: uniformare le sentenze dell’antidoping in tutto il mondo». E proprio per questo ribadisce che «per precedenti vissuti, ritengo credibilissima la tesi di Sinner: non è colpevole di doping». L’avvocato spiega inoltre che la contaminazione da Clostebol non è poi così rara nel nostro Paese: «Non è più una molecola usata a fini dopanti, nel tempo si è scoperto che ci sono molecole migliori. Molto probabilmente il 95% degli atleti trovati positivi non sono dopati, ma atleti che hanno commesso errori e leggerezze. L’uso del doping è molto diminuito nel mondo, sono aumentati controlli e migliorate le procedure che la Wada ha uniformato». Per un caso simile, ma al contempo diverso da quello di Sinner, il tennista Stefano Battaglino è stato squalificato per 4 anni.


«Trovata quantità minima, miglioramento prestazioni pari a zero»

A supporto della sua tesi, il legale riporta i dati delle tracce di farmaco trovate: «La quantità era infinitesimale e il miglioramento delle prestazioni è pari a zero. Il problema dell’anti-doping è che un anabolizzante rimane in circolo nel corpo per mesi e quindi non riuscire a capire solo in base alla quantità l’uso che si è fatto dell’anabolizzante». Ma cosa rischierebbe Sinner in caso di condanna del Tas? Per Fontana le opzioni sono due: «Per la positività colposa ci sono due anni di squalifica. Se si dimostra che non c’era una negligenza significativa e si è trattato di un caso di colpa lieve, la condanna può scendere a un anno».

Il problema per Fontana: «Si è colpevoli fino a prova contraria»

Ai microfoni di Radio Anch’io Sport, Fontana denuncia però un cortocircuito: «Il problema delle norme anti-doping, quasi al pari della Santa Inquisizione, è che c’è un’inversione dell’onere probatorio. Una volta che si è trovati positivi, si è colpevoli fino a prova contraria. La prova deve essere data da Sinner». Il tennista ha già spiegato quale sarebbe stata l’occasione della contaminazione con il Clostebol «dimostrando che c’era una patologia a carico dell’ex fisioterapista Giacomo Naldi».

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