Dengue a Fano, l’allarme di Bassetti e Burioni: «Quel focolaio va arginato»
Sono 102 i casi accertati di febbre dengue a Fano, nelle Marche. Ma secondo molti esperti il focolaio della malattia infettiva tropicale sarebbe molto più ampio di quanto i dati mostrino. «Situazione fuori controllo, le infezioni sono come minimo il doppio», ha scritto su Facebook il virologo dell’ospedale San Raffaele di Milano Roberto Burioni, che auspica un intervento governativo per limitare la diffusione. Sulla questione è intervenuto anche Matteo Bassetti, direttore del reparto Malattie infettive del policlinico San Martino di Genova: «Si deve passare alle vaccinazioni e a interventi strutturali anti-zanzare».
Burioni: «È una questione politica»
La febbre dengue, spiega Burioni all’AdnKronos, non è una semplice influenza. «Nella maggioranza dei casi la malattia, pur gravata da sintomi estremamente fastidiosi (in molti Paesi la chiamano febbre spaccaossa), guarisce spontaneamente», spiega. «Ma in un paziente su 20 ha un decorso molto più grave e può essere addirittura fatale». Contro la sua diffusione, però, non ci sono a disposizione medicinali e solo da poco abbiamo un vaccino, seppur inutilizzabile nel contesto italiano e con un’efficacia non elevatissima. E allora cosa fare? Serve intervenire sulle zanzare tigre, l’unica specie in grado di trasmettere il virus: «Pungono un individuo infetto (spesso asintomatico), si infettano a loro volta e rimangono in grado di trasmettere la malattia per tutta la loro vita, che è di circa un mese».
A venire in aiuto a Fano è l’abbassamento delle temperature. «Sotto i 16 gradi le zanzare tigre diventano molto meno attive e quindi meno efficaci nel trasmettere l’infezione», ha aggiunto Burioni. Senza però sminuire la situazione: «Se io fossi un turista a Fano, me ne andrei immediatamente». Rimane necessario agire sul vettore della malattia, gli insetti. Anche se, secondo il virologo, il fatto che non sia ancora stato fatto nulla di concreto in merito è «una questione politica. E in questo caso bisogna essere pronti a pagare il prezzo della diffusione evitabile di queste malattie».
La necessità di nuove vaccinazioni
«C’era da aspettarselo, e l’avevamo anche preventivato», non sono di tono molto diverso le parole dell’infettivologo genovese Matteo Bassetti. «Dopo i focolai del 2023, eccoci di nuovo alle prese con la dengue importata e che poi si diffonde». È necessario allora organizzare in maniera completa una risposta. Prima con vaccinazioni, poi con un «lavoro certosino di sorveglianza dei contatti dei casi perché altrimenti il focolaio si allargherà ancora di più». A cui si aggiunge, ovviamente, un lavoro di disinfestazione che permetta di eliminare le zanzare tigre adulte tramite «interventi strutturali». Cosa che, avverte Bassetti, non può essere lasciata in mano solo alle amministrazioni comunali. Anche perché un’espansione del focolaio diventerebbe «alquanto difficile da gestire».
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