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Francia, Barnier chiede sacrifici ai ricchi: «Patrimoniale per abbattere il debito». Linea dura sui migranti: «Pronti a chiudere le frontiere»

01 Ottobre 2024 - 20:01 Simone Disegni
Barnier Francia governo patrimoniale debito
Barnier Francia governo patrimoniale debito
Il neo-premier presenta il programma del suo governo di centrodestra. Il Rassemblement National pronto a lasciarlo nascere: «Ma vari una nuova legge sull'immigrazione»

Misure straordinarie per riportare la Francia su un sentiero più sostenibile alla luce del debito pubblico «colossale»: compresa una tassa patrimoniale una tantum per i più ricchi del Paese. È quanto prevede il programma di governo del nuovo primo ministro d’Oltralpe Michel Barnier. L’ex capo-negoziatore Ue sulla Brexit ha presentato oggi pomeriggio al Parlamento la sua «dichiarazione di politica generale» che guiderà il lavoro del suo nuovo governo, quello che Emmanuel Macron gli ha affidato il compito di formare nelle scorse settimane. Un esecutivo di centrodestra (egli stesso è un gollista) formato in gran parte da esponenti del blocco centrista fedele allo stesso Macron e dai Repubblicani. La via stretta prevista perché il governo possa nascere e navigare, d’altra parte, è la “non-opposizione” del Rassemblement National guidato da Marine Le Pen. Chi vede il governo Barnier come fumo negli occhi – peggio, come un «tradimento» della volontà popolare – è invece il Nouveau Front Populaire, il blocco delle sinistre arrivato in testa a sorpresa al secondo turno delle elezioni legislative del 7 luglio ma rimasto poi a bocca asciutta. Nonappena Barnier ha preso la parola, è partita in Aula la contestazione dei deputati della frangia più radicale de La France Insoumise, che l’hanno interrotto con urla e schiamazzi brandendo le loro tessere elettorali. 

I sacrifici economici e la stretta sull’immigrazione

«Il nostro obiettivo è di ridurre il deficit al 5% del Pil nel 2025 e sotto al tetto del 3% entro il 2029», ha detto Barnier, spiegando che la Francia deve liberarsi al più presto del fardello del doppio debito pubblico – finanziario ed ecologico. «Una vera spada di Damocle» sul futuro del Paese, quel debito «colossale», ha avvertito il neo-premier 73enne. Due terzi delle risorse utili a centrare gli obiettivi di rientro fiscale arriveranno da tagli alla spesa pubblica, ha annunciato Barnier, ma il governo dovrà anche chiedere alle «grandi imprese che fanno ampi profitti di contribuire al risanamento», nonché un «contributo eccezionale ai cittadini francesi più ricchi». Come, quanto e a chi, sono dettagli su cui il governo lavorerà una volta incassata la fiducia. Per assicurarsi il sostegno delle fazioni di centro e di destra e la desistenza decisiva del Rassemblement National, si prepara certamente una stretta sull’immigrazione. «Dobbiamo essere spietati contro trafficanti e passeur che sfruttano la miseria umana nel Mediterraneo e nella Manica», ha scandito Barnier, riconoscendo che «oggi non controlliamo più la nostra politica migratoria in modo soddisfacente e quindi non siamo più in grado di soddisfare completamente il nostro dovere repubblicano di integrazione». Pertanto, è il proclama, «vogliamo controllare meglio le nostre frontiere», anche adottando la strategia appena messa in atto dall’altro grande alleato: «ripristinare i controlli ai confini, come prevedono le norme europee e come la Germania ha appena fatto». Nelle ore di massima tensione in Medio Oriente, il neo-premier ha ribadito anche che «non ci sarà alcuna tolleranza nei confronti del razzismo e dell’antisemitismo», continuando a difendere strenuamente il principio di laicità dello Stato. 

L’apertura condizionata di Marine Le Pen

Sul piano internazionale, Barnier ha garantito che la Francia «resterà al fianco del popolo ucraino» perché «i valori che difendono gli ucraini sono i nostri valori», mentre in Medio Oriente la Francia «resterà attiva» in vista del perseguimento della soluzione a due Stati del conflitto israelo-palestinese, unica «chiave della pace». Alle ansie di pezzi rilevanti della società francese, preoccupati per la possibile deriva a destra, Barnier ha mandato a dire poi che con il suo governo «non ci sarà alcuna rimessa in discussione di libertà fondamentali», compreso il diritto all’aborto – inserito nei mesi scorsi in Costituzione – o le nozze tra persone dello stesso sesso. Resta evidente il senso dell’apertura a destra. Tanto che intervenendo in replica, la storica leader del RN Marine Le Pen ha confermato in via ufficiale che il suo partito «non intende sfiduciare a priori» il nuovo governo «per non trascinare il Paese nel caos». Il Rassemblement marcherà stretto Barnier, in cambio, e fin dal primo minuto: Le Pen gli ha chiesto esplicitamente in Aula di varare già a inizio 2025 una nuova legge sull’immigrazione, indicando questa come una «linea rossa»: in assenza di risultati concreti in materia di gestione dell’immigrazione, è l’avvertimento, il RN potrebbe decidere di far cadere l’esecutivo. A proposito di spade di Damocle.

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