L’Iran lancia 180 missili su Israele: «È la vendetta per Nasrallah». Netanyahu: «Hanno commesso un grave errore» – I video
L’Iran ha lanciato un massiccio attacco verso Israele: nel tardo pomeriggio è partito il lancio di decine di missili verso le principali città del Paese. Ad allerta rientrata l’esercito israeliano ha detto che sono stati 180 i missili balistici dagli Ayatollah. Tutti i cittadini del Paese sono stati invitati a riparare nei rifugi, dopo che le sirene hanno risuonato ovunque. Non risulta vi siano morti o feriti in Israele in conseguenza dell’attacco, ma solo edifici danneggiati. Un palestinese sarebbe però rimasto ucciso a Gerico. L’Idf ha fatto sapere infatti che le esplosioni a catena uditesi e viste nei cieli erno da attribuirsi all’intercettazione dei missili da parte della contraerea, che ha causato impatti sul terreno di schegge e frammenti di razzi. L’Iran ha rivendicato l’attacco chiarendo che la pioggia di razzi è stata lanciata in risposta alla decapitazione della leadership di Hezbollah operata negli ultimi giorni da Israele coi raid su Beirut e il resto del Libano. «Abbiamo preso di mira il cuore dei territori occupati oggi in risposta all’è stato ucciso del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah e di un comandante di alto rango ella forza Quds, Abbas Nilforoushan, da parte di Israele», hanno detto le Guardie della Rivoluzione iraniane in una nota. I Pasdaran hanno avvertito poi lo Stato ebraico che se risponderà ulteriormente ai lanci di oggi dovrà far fronte ad «attacchi devastanti».
October 1, 2024
Le conseguenze e i timori di una guerra aperta
L’attacco condotto dall’Iran «avrà delle conseguenze», ha detto terminato il lancio di razzi il portavoce
dell’esercito israeliano, Daniel Hagari. «Abbiamo dei piani e agiremo nel momento e nel luogo che sceglieremo», ha avvertito, ricordando che l’esercito resta «in stato di massima allerta in difesa e in offensiva: proteggeremo i cittadini di Israele». Oltre alla contraerea dello Stato ebraico, a intercettare missili e droni prima che giungessero a obiettivo sono intervenute pure le forze Usa, ma anche quelle della Giordania – come già era avvenuto in occasione dell’attacco iraniano di aprile. Ora l’Iran stesso è però in massima allerta per le possibili contro-rappresaglie israeliane. Il premier Benjamin Netanyahu è stato chiaro: «L’Iran ha fatto un grosso errore stasera e ne pagherà le conseguenze», ha dichiarato al gabinetto di sicurezza, «chiunque ci attacchi, noi lo attaccheremo. Ci sono persone a Teheran che non lo capiscono. Lo capiranno. Ci atterremo a ciò che abbiamo stabilito: chiunque ci attacchi, noi lo attacchiamo». Lo spazio aereo in Iran è stato chiuso in via precauzionale, mentre la Guida Suprema Ali Khamenei resta al riparo in un luogo di massima sicurezza. «L’Iran è ora in stato di guerra», ha dichiarato il ministero dell’Intelligence iraniano, avvertendo che Teheran affronterà i Paesi che dovessero sostenere Israele.
L’allerta Usa sull’attacco
Era stato Axios ad anticipare quello che sarebbe accaduto, con informazioni ricevute da un alto funzionario della Casa Bianca. L’attacco, secondo il New York Times, potrebbe essere ancora maggiore, in portata e mezzi utilizzati, rispetto a quello che Teheran aveva condotto lo scorso aprile, sventato dall’Idf e dagli alleati. Gli Stati Uniti avvisano: «Un attacco diretto comporterà gravi conseguenze per l’Iran». E diventa sempre più concreto il timore dell’allargamento del conflitto a una vera e propria guerra regionale. Intanto, secondo Reuters, dalla diffusione della notizia i prezzi globali del petrolio sono aumentati del 3%. Intorno alle 17.30 ore italiane un boato è stato avvertito a Tel Aviv per un ordigno, fa sapere l’esercito, lanciato dal Libano, e le sirene hanno iniziato a suonare nel centro di Israele.
La difesa in cooperazione Usa-Israele
Una promessa mantenuta, secondo Teheran. Per Washington una scintilla che rischia di avere contraccolpi enormi. Israele si aspettava da tempo una ritorsione da parte dell’Iran per gli attacchi delle ultime settimane contro il Libano. Prima l’operazione di intelligence che ha portato all’esplosione di migliaia tra cercapersone e walkie talkie, poi l’uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah e di gran parte dei vertici della milizia sciita. E infine le operazioni di terra iniziate nella serata di lunedì 30 settembre. Quella attesa reazione starebbe per arrivare.
«Un attacco militare diretto dell’Iran comporterà gravi conseguenze per l’Iran», è l’avvertimento di un funzionario della Casa Bianca. «Stiamo sostenendo attivamente i preparativi difensivi per difendere Israele da questo attacco». Una cooperazione che la stessa Tel Aviv ha confermato: «Gli Stati Uniti hanno informato Israele che l’Iran ha intenzione di lanciare missili contro il Paese», ha affermato il portavoce dell’Ida Daniel Hagari. Per ora però la situazione non sembra smuoversi: «Non rileviamo ancora una minaccia aerea proveniente dall’Iran». Non per questo però Israele può permettersi di abbassare la guardia: «La difesa non è ermetica. Le regole di sicurezza devono essere rispettate».
L’allerta all’ambasciata americana
Alti ufficiali dell’esercito israeliano sono convinti che l’attacco arriverà a brevissimo. Il New York Times fornisce una specifica temporale: entro le prossime 12 ore rispetto all’annuncio, dato alle 11 di mattina italiane. Il che significa, se le fonti di intelligence non si sbagliano, che entro le 23 di stasera i cieli di Tel Aviv e dell’intero Stato ebraico saranno illuminati da missili balistici, droni e dagli efficacissimi sistemi di contraerea. La pioggia di razzi, secondo tre ufficiali israeliani, si concentrerà in particolare su tre aeroporti militari e uno dei quartieri generali dell’intelligence. Lo scopo, ha dichiarato il direttore dell’International Crisis Group Ali Vaez al giornale newyorchese, sarebbe quello di «annullare lo slancio positivo che Israele è riuscito a guadagnare negli ultimi giorni».
Rimanere nei rifugi
La minaccia è concreta, o almeno è così percepita dagli Stati Uniti. L’ambasciata americana in Israele ha già diramato una «avviso di allerta di alto livello» a tutti i suoi dipendenti dispiegati tra Israele e Palestina. L’ordine, secondo il quotidiano israeliano Haaretz, è chiaro: devono «tornare a casa e prepararsi a entrare in un rifugio antiaereo». Una misura di sicurezza che ritorna dopo aprile 2024, quando fu presa per tutelare gli statunitensi dal primo attacco iraniano. E se sei mesi fa entrambe le potenze coinvolte si accordarono per una de-escalation, questa volta non sono pochi i diplomatici che vedono questa possibilità ben più remota. E una risposta da parte di Israele e alleati molto probabile. Per dirla con il premier Benjamin Netanyahu: «Una campagna contro l’asse del male dell’Iran». In questo caso direttamente contro Teheran.
Foto di copertina: EPA/ATEF SAFADI