Libano, Meloni sente il primo ministro: «Siamo al lavoro per una de-escalation». E sui militari italiani nel Paese: «È importante la loro sicurezza»

Dopo l’invasione via terra di Israele, c’è stata una telefonata tra la presidente del Consiglio e il suo omologo di Beirut

Dopo gli sfondamenti nei territori della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, Israele ha scelto di entrare via terra anche in Libano. Da ieri, – 30 settembre -, le truppe dell’Idf stanno svolgendo diverse operazioni al Sud, coadiuvate dalle forze aeree. Anche la capitale del Paese dei cedri, Beirut, è sotto il fuoco di Tel Aviv. La presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, nella mattinata di oggi, ha deciso di telefonare al primo ministro libanese Najib Mikati. Nel colloquio, Palazzo Chigi ha voluto «rinnovare la vicinanza dell’Italia al Libano e al popolo libanese». Meloni ha assicurato l’impegno per «un cessate il fuoco e una soluzione diplomatica al conflitto che permetta agli sfollati di tornare alle proprie case».


«L’Italia – ha aggiunto – anche quale presidenza di turno del G7, continuerà a lavorare per una de-escalation a livello regionale». C’è preoccupazione anche per la sicurezza del contingente italiano dispiegato in Libano nell’ambito della missione Unifil, la forza di interposizione delle Nazioni Unite stanziata nel Paese. I militari italiani, da quando è partita l’invasione via terra di Israele, sono rinchiusi nei bunker di cemento armato. Nella nota ufficiale diffusa da Palazzo Chigi questa mattina, si sottolinea che Meloni «ha ricordato – a Mikati – il ruolo cruciale dei militari italiani presenti nel sud del Libano all’interno della missione Unifil, rimarcando l’importanza della loro sicurezza».


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