Julian Assange: «Gli Usa hanno criminalizzato il giornalismo»

Il fondatore di Wikileaks al Consiglio d’Europa: «Le voci di molti non vengano messe a tacere dagli interessi di pochi»

Gli Usa hanno criminalizzato il giornalismo. Lo ha detto Julian Assange al Consigli d’Europa nel suo primo intervento pubblico dal rilascio dopo 14 anni di isolamento e detenzione per il caso Wikileaks. «Vedo più impunità, più segretezza, più rappresaglie per aver detto la verità, e più autocensura. È difficile non tracciare una linea tra il governo degli Stati Uniti che attraversa il Rubicone criminalizzando a livello internazionale il giornalismo e il freddo clima attuale per la libertà di espressione», ha spiegato Assange davanti alla commissione Affari giuridici e i diritti umani dell’assemblea parlamentare.


La testimonianza

La testimonianza è legata al rapporto preparato della socialista islandese Thorhildur Sunna Aevarsdottir, che l’assemblea discuterà e voterà domani, sulla sua detenzione e condanna e l’effetto dissuasivo e di autocensura che ha su tutti i giornalisti, gli editori e altri soggetti che riferiscono su questioni essenziali per il funzionamento di una società democratica. «Ora la giustizia per me è preclusa poiché il governo degli Stati Uniti ha insistito per iscritto nel suo patteggiamento che non posso presentare un caso alla Corte europea per i diritti dell’uomo o anche una richiesta di legge sulla libertà di informazione per ciò che mi è stato fatto a seguito della richiesta di estradizione», ha aggiunto il fondatore di Wikileaks, tornato libero dopo 1901 giorni di prigione.


La legge sullo spionaggio

Secondo Assange «gli europei devono obbedire alla legge sullo spionaggio degli Stati Uniti». Mentre il suo caso ha aperto la porta alla possibilità che qualsiasi grande Stato possa perseguire i giornalisti in Europa. «Se le cose non cambiano, nulla impedirà che quanto è accaduto a me accada di nuovo», ha aggiunto. Per questo, è il ragionamento, «la libertà di espressione e tutto ciò che ne consegue si trovano a un bivio oscuro. Temo che, a meno che istituzioni che stabiliscono norme come il Consiglio d’Europa non si sveglino di fronte alla gravità della situazione, sarà troppo tardi». Poi ha chiesto a tutti di fare la propria parte «per garantire che la luce della libertà non si affievolisca mai. E che la ricerca della verità continui a vivere. Le voci di molti non vengano messe a tacere dagli interessi di pochi».

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