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Attacco dall’Iran, ora Israele pensa ai raid sui siti nucleari e allarga le operazioni in Libano. L’Italia all’Onu: «Chiediamo l’immediato cessate il fuoco»

Le parole dell'ambasciatore Maurizio Massari, in Consiglio: «La sicurezza di Unifil deve esser garantita». Hamas rivendica attentato di ieri a Giaffa, 7 morti

«L’Italia lancia un appello per un immediato cessate il fuoco in Libano. Continueremo a lavorare per una soluzione diplomatica ed siamo pronti ad assistere attivamente le Forze Armate libanesi nell’assunzione delle proprie responsabilità lungo il confine con Israele. Su questo punto, l’Italia ritiene della massima importanza sostenere e rilanciare pienamente i negoziati tra le due parti per stabilire pacificamente i loro confini». Queste le parole del rappresentante permanente all’Onu, ambasciatore Maurizio Massari, in Consiglio di Sicurezza, L’Italia è l’unico Paese non dell’area mediorientale ammesso a parlare in base all’articolo 37 delle regole di procedura dello stesso Consiglio di Sicurezza. E inoltre: «L’Italia invita il Consiglio di Sicurezza Onu a considerare di rendere più efficace l’attuazione del mandato della missione Unifil al fine di garantire la sicurezza lungo la Linea Blu e di garantire che la popolazione sfollata del nord di Israele e del Libano possa tornare a casa in sicurezza. La sicurezza di tutto il personale Unifil deve essere rispettata e pienamente garantita. Sovranità e integrità territoriale del Libano devono anch’esse rispettate».

Netanyahu: «Siamo in guerra contro l’asse del male dell’Iran»

«Siamo nel mezzo di una dura guerra contro l’asse del male dell’Iran, che cerca di distruggerci. Questo non accadrà, perché saremo uniti e, con l’aiuto di Dio, vinceremo insieme». Queste le parole del premier israeliano Benyamin Netanyahu in una dichiarazione video. «Salveremo i nostri ostaggi nel sud, riporteremo i nostri residenti nel nord, garantiremo l’eternità di Israele», ha aggiunto. Nella comunicazione ha fatto le condoglianze alle famiglie degli otto militari uccisi oggi in Libano. Hamas ha rivendicato la responsabilità dell’attentato di ieri sera a Giaffa, quartiere a sud di Tel Aviv. Secondo Hamas i due terroristi che hanno compiuto l’attacco, Mohammad Mesek e Ahmed Himouni di Hebron, sono dei loro miliziani. Sei delle sette vittime sono state identificate: Revital Bronstein, 24 anni, Ilia Nozadze, 42 anni, Shahar Goldman, 30 anni, Inbar Segev Vigder, 33 anni, Nadia Sokolenco, 40 anni, e Jonas Chrosis, 26 anni. I morti sono in tutto 7, 16 i feriti.

La situazione

Dopo l’attacco dell’1 ottobre con 180 missili balistici e ipersonici verso Israele, l’esercito di Tel Aviv conferma che alcune basi militari sono state colpite dai razzi. Teheran l’ha definita «un’azione di autodifesa» ai sensi «dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Uniti». Con la quale sono stati presi di mira «solo i siti militari responsabili del genocidio a Gaza e in Libano». Il ministro degli esteri di Teheran Abbas Araghchi ha giustificato così in un post su X l’attacco del primo ottobre. Intanto Israele prepara la risposta. Che punterà sui centri nucleari della Repubblica Islamica. Mentre ieri mattina l’aviazione ha bombardato le difese anti-missile della Siria. Un modo per facilitare il viaggio verso Teheran. Che rimane nel mirino anche dal punto di vista politico. Con l’obiettivo di accelerare eventuali cambi di regime al suo interno. Nel frattempo, Israele ha allargato le operazioni nel sud del Libano. L’ordine di evacuazione è stato diramato in decine di villaggi al confine tra i due Paesi, mentre l’Idf ha compiuto alcune infiltrazioni e ha ingaggiato uno scontro con Hezbollah. «La 98ma divisione è impegnata in combattimenti ravvicinati con miliziani di Hezbollah e ha diretto attacchi aerei contro uomini armati e postazioni del gruppo terroristico», la nota dell’esercito d’Israele.

L’attacco dell’Iran

Araghchi ha detto che l’attacco dell’Iran è arrivato «dopo aver esercitato un’estrema moderazione per quasi due mesi. Per dare spazio a un cessate il fuoco a Gaza». E ha detto che ora «la nostra azione è conclusa a meno che il regime israeliano non decida ulteriori ritorsioni. In quello scenario, la nostra risposta sarà più forte e più potente». L’attacco è stato diverso da quello di aprile, quando gli iraniani comunicarono con anticipo le loro mosse. Consentendo a Israele una risposta coordinata con gli Usa e alcuni paesi arabi. Stavolta no. E l’operazione è stata preceduta da un attacco informatico contro i sistemi di difesa missilistica di Tel Aviv. Per i lanci sono stati utilizzati tunnel sotterranei. L’obiettivo era colpire all’improvviso. Per vendicare gli assassinii di Haniyeh, Nasrallah e del comandante Abbas Nilforoushan.

La risposta di Israele

La risposta di Israele sta tutta nel video di Benjamin Netanyahu al popolo iraniano in cui il premier di Israele offre il suo sostegno alla «lotta di liberazione» contro il regime degli ayatollah. La leadership iraniana ha colpito Tel Aviv anche perché da tempo le arrivano segnali in questo senso. Il prossimo obiettivo dopo Gaza e il Libano potrebbe essere proprio Teheran. E allora colpire in anticipo potrebbe costituire un modo per fermarli, è stato il ragionamento. La risposta è arrivata dopo una lunga fase di esitazione. Per la paura di una guerra totale con Israele. Ma a un certo punto Teheran non ha potuto più fermarsi. Anche se adesso la possibilità di una ritorsione israeliana sul territorio iraniano diventa sempre più una certezza. Con tutti i rischi connessi per un regime che adesso dovrà fare i conti anche con gli Stati Uniti. Intanto però crescono i malumori nei confronti delle Nazioni Unite. Tel Aviv aveva manifestato il suo stupore per la tiepida reazione di Antonio Guterres, e questa mattina il Segretario generale dell’Onu è stato dichiarato «persona non grata», come annunciato dal ministro degli Esteri Katz.

Gli obiettivi della rappresaglia

«L’Iran ha commesso un grave errore e ne pagherà il prezzo», ha detto il primo ministro israeliano. «Ci atterremo a ciò che abbiamo stabilito: chi ci attacca, lo attacchiamo», ha concluso. Mentre gli Stati Uniti, che hanno aiutato il loro alleato ad abbattere i missili iraniani, hanno affermato di voler «coordinare» con gli israeliani una risposta al loro nemico giurato. Anche se l’attacco di ieri ha fatto in totale un morto e due feriti. Un palestinese è stato ucciso a Gerico, nella Cisgiordania occupata, da frammenti di missili, secondo un funzionario palestinese. Due israeliani sono finiti in ospedale secondo i servizi di emergenza. Alla domanda se le «severe conseguenze» possano includere il bombardamento delle infrastrutture nucleari iraniane, a partire da Natanz, il portavoce del dipartimento di Stato Usa Matthew Miller si è limitato a rispondere che «ne parleremo con gli israeliani».

I raid sui centri nucleari

La risposta più probabile a oggi sembrano essere i raid sui centri nucleari. Anche se secondo il Corriere della Sera i generali e Netanyahu hanno deciso di non avere fretta. «Saremo noi a decidere quando farla pagare al regime e dimostreremo le nostre capacità di sorprendere», ha detto il Capo di Stato maggiore Herzi Halevi. Anche se c’è un piano che circola ai piani alti del governo. A cui si pensa dal 2009. Riguarda un attacco ai centri nucleari sviluppati dalla Repubblica Islamica. «L’aeronautica militare continua a operare a pieno regime e stasera continueremo a colpire con forza in Medio Oriente come facciamo da un anno», ha dichiarato in un comunicato il contrammiraglio Daniel Hagari, portavoce dell’esercito israeliano.

Le bombe bunker buster

Ma i siti atomici sono stati scavati in profondità. Per distruggeri servono le bombe bunker buster fornite dagli americani. Senza il supporto del Pentagono il raid non avrebbe successo. Perché si tratta anche di attraversare più di 1.500 chilometri in volo. Ma i piloti si sono già addestrati ai rifornimenti in cielo. E il bombardamento del porto di Hedeida controllato dagli Houthi nello Yenen, a 1.800 km di distanza, è stato considerato una prova generale della rappresaglia. E la dimostrazione che la distanza può essere colmata facilmente.

Cosa è successo finora

Israele ha dichiarato guerra ad Hamas dopo l’attacco del movimento islamico il 7 ottobre 2023. Gli Hezbollah libanesi il giorno successivo hanno aperto un fronte contro Israele a sostegno degli alleati. La scorsa settimana , Hassan Nasrallah è stato ucciso in un raid rivendicato da Israele nella periferia sud di Beirut. Il 31 luglio Ismaïl Haniyeh, leader di Hamas, è stato ucciso in un attentato mentre si trovava a Teheran. Il 13 aprile scorsa, in risposta a un attacco mortale attribuito a Israele contro il consolato iraniano a Damasco, l’Iran ha lanciato circa 350 droni e missili esplosivi verso Israele. La maggior parte dei missili sono stati intercettati.

Foto di copertina: EPA/ATEF SAFADI

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