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La notizia della morte dell’attore John Amos arriva due mesi dopo a causa di litigi famigliari

02 Ottobre 2024 - 14:19 Gabriele Fazio
L'attore di «Il principe cerca moglie» e «Radici» è morto il 21 agosto, ma il figlio avrebbe comunicato solo in queste ore la notizia ai media e ai componenti della famiglia

L’attore John Amos si è spento lo scorso 21 agosto all’età di 84 anni per cause naturali, ma la notizia è stata riportata solo oggi dai media mondiali, secondo quanto dice la figlia Shannon, per volere del fratello Kelly Christopher che avrebbe finora scelto di tenere nascosta la morte di Amos a lei e a tutto il mondo. Dalla scomparsa dell’attore americano l’attenzione si sposta subito sul rapporto tra i due fratelli, come ammette la stessa Shannon, che in un post su Instagram dedicato al padre scrive: «Questo dovrebbe essere un momento per onorare e celebrare la sua vita, eppure stiamo lottando per navigare nell’ondata di emozioni e incertezze che circonda la sua scomparsa».

Le liti tra i fratelli

Ci sono precedenti assai gravi tra i due fratelli, a cominciare dall’ultimo. Nel luglio dell’anno scorso KC è finito in una prigione del New Jersey dopo che sorella ha denunciato di aver ricevuto da lui messaggi minatori e la foto di un fucile che «può ripulire un tacchino da 3 campi da football di distanza». E questo è solo l’ennesimo atto di un’aspra battaglia fatta di denunce reciproche per abuso sugli anziani da parte dei fratelli Amos: lui regista e montatore di video musicali, lei dirigente dell’intrattenimento diventata in seguito guaritrice. Una battaglia malvista dal padre, che pare non gradisse affatto lo spiattellamento tramite social di affari riguardanti la sua famiglia, lui che ha sempre tenuto un bassissimo profilo: «Qualunque cosa stiamo attraversando sono affari nostri, non del pubblico» aveva commentato. Una vicenda che si è fatta ancora più dolorosa quando il figlio KC ha deciso, sempre lo scorso anno, di inaugurare un’avventura con il padre documentandola su TikTok.

Il viaggio on the road di KC e il padre, e le minacce dei famigliari

Un viaggio on the road per gli Stati Uniti vissuto, a quanto pare, con estremo disagio dagli altri membri della famiglia e che è costato diversi ricoveri in ospedali di diversi stati. «La star di una sitcom degli anni Settanta nei guai quando il figlio bipolare e tossicodipendente lo sfrutta su TikTok e la figlia sciamana dell’ayahuasca viene in suo soccorso», aveva scritto sui social ai tempi la sorella Shannon. Il figlio, intento anche a girare un documentario sul padre dal titolo America’s Dad, ha risposto inviando ad Hollywood Reporter l’audio di una chiamata di un’ora con gli avvocati in cui John Amos parrebbe aver affermato: «Ho motivo di credere di essere stato sfruttato finanziariamente, emotivamente e in ogni modo possibile immaginabile come anziano, e attribuisco la maggior parte di questo maltrattamento a mia figlia, Shannon Amos, che è estranea a me». Aggiungendo: «le insinuazioni che ha lanciato su mio figlio sono bugie e dobbiamo combatterle. Non possiamo semplicemente sederci e restare passivi. Voglio fermarlo, stroncarlo sul nascere». Shannon ha risposto a quelle accuse parlando di «lavaggio del cervello» e affermando di aver fornito ampia documentazione alle forze dell’ordine in Colorado e nel New Jersey per indagare sulle sue accuse di abuso contro KC. Sempre secondo il racconto di Shannon, l’uomo nel tempo avrebbe anche consolidato l’autorità su suo padre e sui suoi affari, oltre ad averlo isolato dai membri della sua cerchia ristretta: «Questo non ha colpito solo me – ha detto la donna – ma anche i suoi nipoti, le sue nipoti, le persone con cui ha lavorato e gli amici che ha da decenni». Shannon sostiene oggi che suo fratello avrebbe impersonato il padre in alcune comunicazioni, avrebbe ignorato le sue esigenze mediche, gestito male le sue finanze e sfruttato ed eroso la sua eredità. Tutte accuse che il fratello chiaramente rifiuta e rispedisce al mittente.

La carriera

John Amos raggiunge il successo professionale negli Stati Uniti intorno alla metà degli anni Settanta, quando interpreta il padre disoccupato cronico nella sitcom Good Times, dalla quale viene escluso dopo tre stagioni a causa delle sue continue lamentele circa l’interpretazione stereotipata di un nero che gli veniva imposta. Nel 1977 è nel cast della miniserie vincitrice di un Emmy Radici, in cui interpreta il protagonista Kunta Kinte. La fama internazionale arriva tra gli anni Ottanta e Novanta, quando le opere per la tv americane diventano parte integrante e centrale della programmazione delle tv in tutto il mondo. Lui non ha mai ottenuto ruoli da protagonista ma le serie in cui appare hanno un gigantesco successo, da I Robinson e Willy, il principe di Bel-Air e A-Team. Il ruolo della vita arriva nel 1988, quando interpreta il ruolo del signor McDowell, padre della ragazza della quale si innamora Eddie Murphy nel cult Il principe cerca moglie. Ruolo che ha ripreso recentemente nello sfortunato sequel Il principe cerca figlio. Per lui anche un’esperienza italiana, infatti è apparso nell’episodio Il gatto nero del film Due occhi diabolici (1990) di Dario Argento.

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