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Napoli, arrestato un hacker di 24 anni: ha rubato dai server del ministero della Giustizia documenti riservati

02 Ottobre 2024 - 15:09 Redazione
Per la pericolosità delle intrusioni nei sistemi, la procura partenopea aveva deciso di evitare le comunicazioni via mail e Whatsapp

Una lunga indagine della polizia postale ha portato all’arresto, a Roma, di un 24enne originario di Gela. La scorsa notte – tra il 2 e il 3 ottobre -, l’uomo stava tentando un’intrusione nei sistemi del ministero della Giustizia, ma alle luci dell’alba gli agenti sono intervenuti per trasportarlo in carcere. Su di lui, da un mese, pendeva un ordine di cattura. Il primo accesso illegale ai server su cui si appoggiava la cittadella giudiziaria di Napoli è avvenuto circa quattro anni fa. Da allora, il 24enne ha acquisito decine di documenti – soprattutto ordinanze di custodia cautelare – e informative di polizia giudiziaria. Il programmatore informatico, che viveva a Roma, nel corso degli anni sarebbe riuscito a mettere le mani anche su fascicoli depositati negli archivi digitali della guardia di finanza e su documenti di grandi aziende. L’inchiesta, portata avanti dalla pm Sofia Cozza e dall’aggiunto Vincenzo Piscitelli, ipotizza «l’accesso abusivo a sistema informatico in un più ampio scenario finalizzato al dossieraggio». Lo scrive il Corriere.

Accesso abusivo e diffusione malware

I reati, quindi, sono «accesso abusivo in sistema informatico e diffusione di malware, con le aggravanti previste dalla nuova legge, che equipara questo tipo di reati informatici ai reati di mafia». Gli inquirenti, adesso, stanno cercando di capire a chi fossero destinate le informazioni sottratte dai server. Il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, in conferenza stampa ha spiegato che nei suoi uffici si è addirittura deciso di «non usare più mail, Whatsapp e altri strumenti simili, anzi siamo tornati alla carta per timore che potesse intercettare qualcosa», vista la pericolosità dell’hacker. Il quale «ha tentato di entrare nelle mail di alcuni magistrati», ed è il motivo per cui si è tornati alle riunioni in presenza e al passaggio degli atti «pro manibus». Giovanni Melillio, procuratore nazionale antimafia, ha ammesso: «L’hacker aveva la possibilità di controllare ogni contenuto dei sistemi informativi della Giustizia. È stata una minaccia grave e sono stati verificati danni seri ai sistemi di sicurezza». L’uomo aveva acquisito almeno cinque identità di copertura «con le quali riusciva a violare i sistemi per reperire password e accessi che gli avrebbero permesso di scaricare e consultare migliaia di file coperti da segreto istruttorio».

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