Nuove denunce contro Puff Daddy, c’è anche un bambino di 9 anni: «Ha offerto soldi per comprare il loro silenzio»
Proseguono inarrestabili le accuse nei confronti di Puff Daddy. Un avvocato del Texas, Tony Buzbee, ha annunciato ieri una nuova causa legale contro il rapper americano in rappresentanza di ben 120 persone, vittime di abusi sessuali a cavallo tra anni ’90 e i 2000. Ma non è tutto, infatti i problemi giudiziari di Diddy, così soprannominato, si allargherebbero anche alla violenza sui minori, perché ben 25 di queste 120 presunte vittime (60 uomini e 60 donne, solo un terzo di loro bianche) ai tempi delle violenze erano minorenni. Uno di loro avrebbe avuto addirittura nove anni. «Il più grande segreto dell’industria dell’intrattenimento, che in realtà non era affatto un segreto, è stato finalmente svelato al mondo – ha detto Tony Buzbee -, il muro del silenzio è stato ora rotto». Il legale sarà assistito nell’accusa a Puff Daddy da Andrew Van Arsdale, che nella sua carriera ha rappresentato centinaia di vittime in un altrettanto molto discussa causa per abusi sessuali contro i Boy Scouts of America e che oggi dichiara al Washington Post che i nuovi documenti in loro possesso sono «senza precedenti». I due circa una decina di giorni fa avevano chiesto ad altre potenziali vittime di farsi avanti ricevendo ben 3000 risposte, ma solo queste 120 sono state ritenute credibili. Tra l’altro, specifica Van Arsdale, insieme al collega sono rimasti stupiti dall’incredibile somiglianza tra i racconti delle vittime, moltissime delle quali erano giovani artisti in cerca di una possibilità nel mondo della musica attirati alle sue feste con la promessa di una svolta professionale.
Le nuove accuse
Durante la conferenza stampa Tony Buzbee ha specificato che le presunte aggressioni sono avvenute principalmente a New York, a Manhattan o negli Hamptons, la sede storica dei famosi, ormai famigerati, white party, ma anche a Los Angeles e Miami. Le violenze sarebbero avvenute in luoghi noti, hotel e residenze private, tra cui feste di Natale e celebrazioni per l’uscita di album. Buzbee poi tocca quello che è considerato l’argomento più scottante della questione, ovvero i presunti complici vip di Puff Daddy e avvisa: «Verrà il giorno in cui faremo nomi diversi da Sean Combs. E di nomi ce ne sono molti. I nomi che faremo, supponendo che i nostri investigatori confermino e corroborino ciò che ci è stato detto, sono nomi che vi sconvolgeranno. Non sto parlando solo dei codardi – ha detto riferendosi evidentemente agli ospiti “comuni” di Puff Daddy – ma anche dei complici, cioè di quelle persone che sappiamo aver visto questo comportamento e non aver fatto nulla. E sto parlando delle persone che hanno partecipato, lo hanno incoraggiato, lo hanno incitato. Loro sanno chi sono». Tant’è che Van Arsdale preannuncia che in queste cause che partiranno verranno citati in qualità di coimputati anche membri della famiglia di Combs, etichette discografiche, responsabili di sedi di eventi e altri frequentatori di feste, che poi è la parte di questa storia che a quanto pare starebbe facendo tremare le gambe a molti protagonisti dello showbiz musicale statunitense e hollywoodiano. Le dichiarazioni di Buzbee non si fermano qui e si fanno ancora più gravi quando racconta che più della metà delle presunte vittime ha denunciato l’aggressione alla polizia o in ospedale e ci sarebbero perfino referti tossicologici a dimostrare che ad alcune delle presunte vittime sarebbero stati somministrati tranquillanti per cavalli. Puff Daddy, infine, verrà certamente denunciato anche in sede legale per aver provato a corrompere le vittime con cifre attorno ai 10mila dollari per comprare il loro silenzio.
La risposta della difesa
Immediata la risposta del team legale di Sean Combs tramite uno dei suoi membri Erica Wolff, che ha dichiarato: «Il signor Combs non può affrontare ogni accusa infondata in quello che è diventato un circo mediatico sconsiderato. Detto questo, il signor Combs nega con enfasi e categoricamente come falsa e diffamatoria qualsiasi affermazione secondo cui avrebbe abusato sessualmente di chiunque, compresi i minori. Non vede l’ora di provare la sua innocenza e di scagionarsi in tribunale, dove la verità sarà stabilita in base alle prove, non alle speculazioni».