Morte di Matthew Perry, il medico si è dichiarato colpevole. Il messaggio al collega: «Chissà quanto pagherà questo idiota»
Mark Chavez, uno dei due medici, secondo l’accusa, coinvolti nella morte dell’attore Matthew Perry, si è dichiarato colpevole di associazione a delinquere. Si fanno così tre, dopo lo spacciatore Eric Fleming e l’assistente personale dell’attore Kenneth Iwamasa, gli imputati che ammettono davanti alla giustizia le proprie responsabilità. La dichiarazione è frutto di un patteggiamento già firmato davanti ad un giudice mesi fa e che porterebbe il medico, al quale il tribunale ha ritirato passaporto e licenza medica, a rischiare fino a dieci anni di carcere (sentenza prevista il prossimo 2 aprile). Si delinea con maggiore chiarezza dunque ciò che successe la sera del 28 ottobre 2023, quando l’attore di Friends perse i sensi nella sua vasca idromassaggio e morì annegato. «Questi imputati hanno approfittato per trarre profitto personale», ha dichiarato Martin Estrada, procuratore degli Stati Uniti per il distretto centrale della California, aggiungendo che tra settembre e ottobre 2023, Plasencia, l’altro medico coinvolto nella morte dell’attore, Chavez e Iwamasa, assistente personale, avrebbero spacciato a Perry circa 20 fiale di ketamina per un valore di 55mila dollari in contanti. L’ultima dose, da 2mila dollari, ai medici sarebbe costata appena 12 dollari. Ad aggravare la posizione degli imputati infatti la precisa volontà di arricchirsi a spese di Perry approfittando della ben nota debolezza rispetto alle droghe da sempre pubblicamente raccontata dall’attore. «Chissà quanto pagherà questo idiota» si legge infatti nella chat tra i due medici.
Il giro di spaccio di Matthew Perry
Il percorso della droga che ha ucciso Matthew Perry ormai è abbastanza chiaro. Le strade dello spaccio verso casa dell’attore erano due: la prima partiva dal dottor Salvador Plasencia, la cui professionalità negli ultimi mesi è stata più volte messa in discussione dai media americani. Il medico scopre che Perry è interessato ad acquistare della ketamina, allora si rivolge al dottor Mark Chavez che riesce a procurare la sostanza tramite una serie di prescrizioni fraudolente. La direttrice della Drug Enforcement Agency, Anne Milgram, dopo la sua morte ha rivelato che Perry era dipendente dalla ketamina, una dipendenza che lo ha portato a rivolgersi a dottori come Chavez e Plasencia per ottenere più farmaci quando i medici della clinica si sono rifiutati di aumentargli il dosaggio. La seconda partirebbe invece dalla villa di extralusso di Jasveen Sangha, soprannominata «La regina della ketamina di Los Angeles», spacciatrice con un portafoglio clienti, sostiene ancora il procuratore Estrada, che contiene nomi assai importanti del mondo dello spettacolo. E poi Eric Fleming, 54 anni, anche lui spacciatore, che si sarebbe occupato di assicurarsi che la ketamina viaggiasse al sicuro fino a casa di Perry. Entrambe le strade portavano a casa Perry, dove ad attendere la sostanza c’era l’assistente personale Kenneth Iwamasa, che avrebbe già ammesso quella notte, come tante altre notti, di aver iniettato lui la dose di ketamina fatale all’attore.