Dighe a secco, pozzi contaminati e poca pioggia: perché in Sicilia l’acqua è razionata per 2 milioni di persone
A estate ormai conclusa, la crisi idrica in Sicilia continua a preoccupare e, secondo alcune stime, coinvolge al momento più di due milioni di cittadini. Lo riporta un articolo del Sole 24 Ore, che parla di dighe rimaste a secco e una situazione drammatica in tutta la regione. L’ultima cabina di regia sulla crisi idrica in Sicilia si è tenuta lunedì 30 settembre e ha certificato la gravità di quanto sta accadendo: negli invasi ci sono circa 60 milioni di metri cubi di acqua disponibili, rispetto ai 300 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. Il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, ha assicurato di essere al lavoro per affrontare la situazione: «Non si devono solo tappare i buchi ma elaborare soluzioni per mettere in sicurezza il nostro sistema idrico. Ci stiamo muovendo per tamponare l’emergenza idrica facendo però in modo che queste misure facciano parte di un intervento strutturale», ha assicurato il governatore.
Il piano pozzi e autobotti
Una delle misure provvisorie avviate dalla Protezione civile regionali è il «piano pozzi e autobotti», che però – scrive Il Sole 24 Ore – finora ha portato pochi benefici. L’iniziativa prevede l’acquisto di 190 autobotti ma in molte province colpite dalla siccità non sono arrivate richieste dagli amministratori locali. Il piano invita poi i sindaci a trovare nuovi pozzi nel proprio territorio, chiedendo aiuto alla Protezione civile in caso di necessità. «Mi accusano di invitare i sindaci a fare i rabdomanti, ma noi abbiamo fornito alle amministrazioni l’elenco dei pozzi. Loro conoscono il territorio e in caso di bisogno possono intervenire», spiega Salvo Cocina, a capo della Protezione civile siciliana.
Le proteste a Caltanissetta
In alcune zone della Sicilia, intanto, sono iniziate le proteste. È il caso di Caltanissetta, dove domenica 6 ottobre i giovani scenderanno in piazza per rivendicare un diritto che al momento gli viene negato: l’accesso all’acqua. Nel capoluogo nisseno la situazione è particolarmente grave, con cittadini che ricevono l’acqua una volta ogni otto giorni. Il problema è che lì non è nemmeno possibile prelevare acqua dal sottosuolo, perché i pozzi – che pure sono stati individuati – contengono acqua contaminata e quindi inutilizzabile.
Il razionamento dell’acqua a Palermo
Non va meglio a Palermo, dove da lunedì 7 ottobre scatterà il piano di razionamento dell’acqua deciso da Amap, la municipalizzata che gestisce il servizio idrico del capoluogo siciliano. Il piano prevede l’interruzione dell’erogazione dell’acqua una volta a settimana, a rotazione nei diversi quartieri, per una durata di 24 ore.
In copertina: Il lago di Piana degli albanesi, in Sicilia, ridotto a una pozzanghera, 29 luglio 2024 (ANSA/Igor Petyx)