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Federico Mollicone e il ripensamento (a metà) sull’eutanasia: «Sono stato in pre-coma e da allora qualcosa è cambiato»

03 Ottobre 2024 - 08:15 Ugo Milano
federico mollicone fdi eutanasia
federico mollicone fdi eutanasia
Nel 2022, il deputato di Fratelli d'Italia entrò in coma farmacologico in seguito a una sincope: «Mi sentivo completamente impotente, ero disperato»

«La sacralità della vita è un principio non negoziabile. Lo condivido ancora, ma dal giorno in cui ho avuto un malore qualcosa è cambiato». A parlare è Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Cultura della Camera. In un’intervista a Federico Capurso su La Stampa, Mollicone racconta del malore che lo ha colpito a Montecitorio a gennaio del 2022. «Avevo appena finito il mio intervento quando sono collassato. Se ne accorsero Fabio Rampelli e Davide Galantino. Avevo degli spasmi respiratori. Mi portarono in codice rosso al Gemelli, dove arrivai in pre coma», ricorda il deputato di Fratelli d’Italia.

Il coma farmacologico

Mollicone fu colpito da una sincope vagale, che si manifesta con un brusco abbassamento della pressione arteriosa e con una riduzione della frequenza cardiaca, in alcuni casi arrivando fino al temporaneo arresto del battito. «Decisero di stabilizzarmi in coma farmacologico. In quelle ore, però, restai sempre cosciente. Perfettamente lucido. Ascoltavo e capivo tutto quel che succedeva intorno a me, ma ero paralizzato. Non potevo muovere neppure gli occhi. Ero diventato un oggetto dotato di coscienza. Mi sentii completamente impotente. Ero disperato», racconta ancora Mollicone.

«Meglio che qualcuno stacchi la spina»

È in quel momento che all’esponente di FdI sopraggiunge un pensiero lontano anni luce dalle battaglie politiche che fino a quel momento aveva sempre sostenuto. «Ho pensato: “Se sono condannato a restare in queste condizioni, meglio che qualcuno stacchi la spina”. Non volevo diventare un peso, restare attaccato a una macchina. Ma non sapevo di essere stato messo in coma farmacologico, temevo che la cosa non fosse reversibile», racconta Mollicone. Fratelli d’Italia, il partito in cui milita, è sempre stato in prima linea nelle battaglie contro l’eutanasia e il fine vita. «Siamo sempre rimasti della stessa idea: la sacralità della vita è un principio non negoziabile. Lo condivido ancora, ma dal giorno in cui ho avuto quel malore qualcosa è cambiato», ammette oggi Mollicone.

Il ripensamento (a metà) sull’eutanasia

Il racconto del presidente della commissione Cultura prosegue così: «Dopo il risveglio mi sono chiesto se ciò che avevo vissuto in quella terribile notte potesse essere considerata vita. Ora capisco che, in certi casi limite, l’eutanasia possa essere un’opzione». Mollicone, che si definisce cattolico praticante, assicura di essere rimasto «assolutamente convinto della posizione di FdI», anche perché «quando fai un percorso comunitario in un partito, l’aspetto personale devi metterlo da parte». Eppure, la sua percezione sul tema del fine vita è cambiata: «Prima pensavo che su questo tema ci fosse una strumentalizzazione politica, ideologica, oggi invece capisco il dolore di chi vive quella situazione e di chi gli sta attorno».

In copertina: Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera, durante la festa di Fratelli d’Italia a Roma, 6 luglio 2024 (ANSA/Fabio Frustaci)