Treni in ritardo, guasti alle ferrovie, 27 stop al giorno: cosa c’è dietro il chiodo che ha bloccato l’Italia
Un chiodo. Piantato da una ditta che lavorava alla manutenzione della rete ferroviaria. Per una manutenzione ordinaria, «di quelle che si fanno tutti i giorni». Ma evidentemente non era stato fornito agli addetti il piano di posa dei cavi. E il cavo danneggiato scoperto grazie alla canalina aperta, di cui oggi Repubblica pubblica la foto, ha interamente bloccato le stazioni ferroviarie di Termini e Tiburtina. A causa di una «disconnessione degli impianti» che ha colpito «la cabina elettrica che alimenta l’impianto di circolazione nel nodo di Roma», come ha spiegato Trenitalia. E come ha detto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Che però non ha spiegato perché basta un pezzettino di ferro ben piantato per mandare nel caos l’intero sistema dei trasporti ferroviari italiani.
Il chiodo e i sistemi ferroviari
Per tutta la giornata di ieri 2 ottobre la circolazione è risultata «fortemente rallentata». Sono state cancellate 35 corse dell’Alta Velocità e degli Intercity, altre 40 hanno subito una parziale cancellazione e ulteriori 54 hanno avuto ritardi superiori a 60 minuti. Trenitalia ha fatto sapere che non si è verificato nessun attacco informatico né sabotaggio. Ma il blocco è stato possibile perché nella Capitale c’è una linea che alimenta tutti i sistemi ferroviari, treni e stazioni incluse. La linea, scrive il Corriere, ha due dorsali e poi un gruppo di continuità a supporto. Per questo ieri mattina l’intera rete è andata in blocco nello stesso istante. In tarda serata Rete Ferroviaria Italiana ha sospeso il contratto della ditta. Mentre l’amministratore delegato Gianpiero Strisciuglio spiega che dopo il chiodo piantato è arrivato «il malfunzionamento della cabina».
Il sistema di alimentazione alternativo
Perché a quel punto doveva intervenire il sistema di alimentazione alternativo. Ma invece è scattata la messa in sicurezza dell’operatività. E tutto è stato scollegato. «La cabina di per sé ha una dotazione che le consente di supplire al primo malfunzionamento. Ma in realtà all’interno della stessa cabina, come detto, qualcosa si è bloccato. E questo è tuttora oggetto di ulteriori approfondimenti. Le cosiddette ridondanze tecniche che salvaguardano il funzionamento dell’impianto sono state, ripeto, vanificate da questa catena di anomalie», ha spiegato Strisciuglio. L’incidente, racconta Repubblica, è avvenuto nella notte. Probabilmente verso le 3. Il tassello in ferro piantato per errore ha colpito un cavo che finisce direttamente alla centralina della stazione Termini.
Le cabine elettriche rosse
Sono quelle cabine elettriche rosse che dovrebbero incorporare sistemi che consentono il funzionamento anche in caso di interruzioni alla linea della corrente. Infatti ha funzionato fino alle 6,30. Grazie alle batterie di continuità. Che però dopo tre ore si sono esaurite. Ed è scoppiato il caos. Mentre il segnale di allarme non è arrivato. Secondo i tecnici perché il cavo non è stato tranciato di netto. Una «circostanza rara», spiegano i tecnici. Che ha provocato, secondo i calcoli de La Stampa, danni compresi tra i 20 e i 40 milioni di euro. Da sommare a tutte le altre spese. Un costo che in parte dovrà pagare Trenitalia in base alle regole.
«In caso di ritardo all’arrivo dei treni Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca e del servizio Freccialink compreso tra i 30 e 59 minuti rispetto all’orario programmato, Trenitalia riconosce un bonus pari al 25% del prezzo del biglietto che potrai utilizzare per i successivi acquisti. Per tutti i treni in caso di ritardo all’arrivo si ha diritto a una indennità per ritardo, in bonus o in denaro a scelta dell’utente, pari al 25% del prezzo del biglietto per un ritardo compreso tra 60 e 119 minuti e al 50% del prezzo del biglietto per un ritardo pari o superiore a 120 minuti», hanno spiegato le Ferrovie.
I guasti e i ritardi
Il problema è che questa è stata l’estate nera dei trasporti ferroviari. Tra gennaio e giugno otto treni dell’Alta Velocità su dieci avevano andamenti regolari, cioè ritardi inferiori ai dieci minuti. Ma a luglio sono usciti dai binari due treni merci (uno è sviato a a Parma il giorno 11 ed uno tra Salerno e Paola il 22) ed i conti sono saltati. L’indice di puntualità è infatti franato dall’80 al 61,1%. In pratica 4 treni su 10 hanno subito ritardi. Solo tra il 16 ed il 25 luglio, segnala il Codacons, si sono registrati 74 casi di rallentamenti o sospensioni della circolazione. Ad agosto la situazione è migliorata appena (75% di treni puntuali), ma dal calcolo sono stati esclusi in quanto programmati gli effetti del piano di lavori straordinari previsti sulla linea. Tra il primo e il 15 agosto si sono registrati 104 casi di forti rallentamenti. A settembre l’indice è sceso al 73%.
Il Garante
E solo nell’ultima settimana si sono registrati 9 guasti. Tanto che l’Autorità garante dei trasporti ferroviari nella sua ultima relazione al parlamento ha certificato che ogni anno si certificano circa 10 mila interruzioni di linea. Ovvero 27 al giorno. E la durata si allunga. «Nel primo semestre 2022» si sono prolungate per 17.913 ore; nel primo semestre 2023 per 19.978 ore. E «nel primo semestre 2024 per ben 22.904 ore». E sotto accusa c’è la manutenzione dei binari e degli impianti per prevenire le avarie. Per questo il Garante ha chiesto alle Ferrovie «un significativo cambio di rotta gestionale e industriale». Per evitare «il collasso di singole modalità» e garantire «competitività e vivibilità al Paese».
Foto copertina da: Repubblica