Giorgia Meloni cambia idea sulle accise. Il piano del governo per riallineare diesel e benzina fa infuriare Assotir: «Stangata da 3 miliardi»
Tre miliardi e cento milioni di euro. È questa la cifra che il governo prevede di incassare con la decisione di riallineare le accise sul diesel a quelle, più elevate, sulla benzina. L’intenzione dell’esecutivo è stata messa nero su bianco nel Piano strutturale di bilancio (Psb) a medio termine, pubblicato dal ministero dell’Economia lo scorso 28 settembre. Il documento redatto da Giancarlo Giorgetti spiega di voler dare priorità al riordino delle spese fiscali. E tra gli interventi programmati c’è anche «l’allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina». Ad oggi, su un litro di benzina si pagano circa 73 centesimi di accisa, su un litro di gasolio (diesel) se ne pagano 62. Questa differenza è dovuta al fatto che per anni il gasolio ha potuto beneficiare di alcune agevolazioni fiscali che ora il governo sembra intenzionato a cancellare.
Il taglio ai sussidi ambientalmente dannosi
La questione relativa alle diverse accise applicate a benzina e gasolio era finita di recente anche sul tavolo del ministero dell’Ambiente. Più precisamente, nel catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi, ossia tutte quelle misure che – direttamente o indirettamente – riducono il costo di utilizzo di fonti fossili o di sfruttamento delle risorse naturali. «In Italia l’accisa applicata per il gasolio per autotrazione è inferiore a quella della benzina e ciò non trova giustificazioni in termini ambientali», si legge nel documento del 2022 del Mase. «L’aliquota di accisa del gasolio – prosegue il testo – dovrebbe essere innalzata al livello della benzina. Infatti, il trattamento più favorevole del gasolio contribuisce certamente al grave problema dell’Italia di inquinamento atmosferico».
Giorgia Meloni e quelle promesse sulle accise che «vanno progressivamente abolite»
Che qualcosa andasse cambiato, insomma, già lo si era capito. In pochi però si aspettavano che il governo avrebbe effettivamente rimesso mano alla questione. Se non altro perché l’eliminazione delle accise è stata una delle grandi battaglie politiche di Giorgia Meloni prima di sbarcare al governo. «Noi pretendiamo che le accise vengano progressivamente abolite», tuonava la leader di Fratelli d’Italia nel 2019 in un video girato a una stazione di rifornimento. E a giugno di quello stesso anno, su Twitter scriveva: «Gli italiani continuano a essere spennati alla pompa di benzina… Per forza, le tasse sui carburanti sono tra le più alte al mondo! Abbassare se non abolire alcune folli e anacronistiche accise che gravano sugli automobilisti sarebbe un atto di civiltà!».
October 2, 2024
Assotir protesta: «Pronti a dare battaglia, il governo ci aveva promesso ben altro»
Ora che Giorgia Meloni siede a Palazzo Chigi, potrebbe essere proprio il suo governo il primo a riallineare le accise sul gasolio a quelle sulla benzina. Un aumento di prezzo che ricadrebbe su chi possiede un’auto a diesel, ma in generale anche su tutto il settore dell’autotrasporto, dove il gasolio resta il carburante di gran lunga più utilizzato. «Per il nostro settore, lo stop allo sconto sulle accise del gasolio si traduce in una stangata da oltre 350 milioni di euro l’anno», calcola Claudio Donati, segretario generale di Assotir. Alla luce dell’«allineamento» fiscale di cui parla il Piano strutturale di bilancio, l’associazione si dice pronta «a dare battaglia» contro quello che ritiene essere «un salasso ingiustificato, del tutto iniquo». E, per giunta, totalmente inaspettato: «Non possiamo fare a meno di ricordare che alla vigilia elettorale le forze dell’attuale maggioranza avevano addirittura promesso di ridurre il costo delle accise».
Ecco: «La modifica dell’accisa sul diesel è necessaria e inevitabile»
Nel frattempo, la stesura definitiva del Piano strutturale di bilancio continua. Oggi, giovedì 3 ottobre, si è tenuto un nuovo giro di audizioni alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato in cui si è parlato, tra le altre cose, anche del riallineamento delle accise su diesel e benzina. «La modifica dell’accisa del diesel è una decisione inevitabile all’interno di un processo in cui penetrerà una tecnologia elettrica che è quattro volte più efficiente, e quindi necessariamente vedrà quattro volte meno entrate fiscali rispetto a quelle odierne. Non perché è meno tassata l’elettricità, ma proprio perché c’è un’innovazione tecnologica che riduce i consumi energetici per lo stesso servizio», ha fatto notare Matteo Leonardi, presidente di Ecco, think tank per il clima. Secondo l’esperto, «è essenziale che la fiscalità dei beni energetici sia coerente con l’evoluzione del mercato e a sostegno della transizione», ma è necessario che misure come l’aumento delle accise sul diesel siano accompagnate «da strumenti di garanzia per i consumatori finali».